Il Governo italiano vuole accelerare sul nucleare “sostenibile”, lanciando una piattaforma nazionale: “entro 10 anni la prima produzione”

A distanza di 36 anni dallo storico referendum abrogativo, il nostro Paese apre sempre di più al ritorno al nucleare, stavolta di quarta generazione. Ma di cosa parla il Governo e quali sono i suoi piani?

In Italia si torna a parlare – con maggiore frequenza e concretezza – di nucleare. Per il Governo del nostro Paese i tempi sono ormai maturi e non è più pensabile rimandare gli investimenti in questo settore, alla luce delle crisi enegetiche sempre più ricorrenti.

Cruciale sarà quella del 21 settembre: per quel giorno il ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica,Gilberto Pichetto Fratin ha convocato la prima riunione della “Piattaforma nazionale per un nucleare sostenibile”. A prendere parte all’incontro, diversi enti e istituzioni che avario titolo si occupano di energia nucleare, sicurezza e rifiuti radioattivi.

Si tratta della scelta di rendere palese quello che deve essere un impegno dello Stato sulla ricerca, la sperimentazione e l’implementazione della conoscenza che abbiamo già nel settore del nucleare  – ha anticipato il ministro al Forum Ambrosetti tenutosi a Cernobbio – e coinvolge molti attori pubblici che hanno mantenuto questa conoscenza a partire da Enea e le nostre grandi imprese.

L’obiettivo è quello di puntare allo sviluppo di tecnologie più sicure a basso impatto ambientale, come riferisce l’esecutivo.

“Siamo impegnati sulla fusione nella sperimentazione con diversi accordi a livello internazionale e poniamo il massimo della attenzione alla fissione di quarta generazione, che significa anche la valutazione degli small reactor che nell’arco di dieci anni potranno essere una opportunità per il Paese” ha aggiunto Fratin.

Sulla dibattuta questione è intervenuto anche il ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini, che già lo scorso luglio aveva annunciato di essere a favore di un ritorno al referendum sul nucleare.

Nel corso di un suo intervento al Forum Ambrosetti di Cernobbio Salvini ha ribadito l’urgenza di accelerare in questo settore.

In 10 anni conto che la prima produzione derivante da nucleare potrà essere questo governo a inaugurarla. – ha commentato – Siamo tra i pochissimi Paesi al mondo ad aver detto di no, ma io ritengo che l’Italia debba, entro quest’anno, riavviare la propria partecipazione al nucleare. L’Italia non se ne può chiamare fuori conto che entro il 2023 questo governo abbia la forza di spiegare agli italiani perché, nel nome della neutralità tecnologica, non possiamo dire di no a nessuna fonte energetica.

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Cos’è il nucleare di quarta generazione

Ma che a cosa si fa riferimento esattamente con l’espressione nucleare di quarta generazione? Può davvero essre la soluzione alternativa agli inquinanti combustibili fossili? La maggior parte delle centrali ancora attive è di seconda generazione e si basa tecnologie sviluppate intorno alla fine degli anni Settanta.

Il ministro Fratin si riferisce, invece, all’energia ricavata grazie all’utilizzo di reattori a fissione, ancora in fase di prototipo e costruzione (insomma, al momento non c’è nessun progetto di questo tipo che è stato portato a termine).

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Si tratta di una tecnologia più sicura, dato che in un ventennio di studi non sono emersi scenari che potrebbero portare a alla famigerata ‘fusione del nocciolo’ che ha provocato disastri come quello di Chernobyl.

Un altro vantaggio, oltre all’efficienza e alla sicurezza, è la produzione di un meno decisamente inferiore di scorie. I punti deboli, tuttavia, non mancano. Quello principale è rappresentato dalle tempistiche lunghe, dato che i primi reattori di piccole dimensioni (Small modular reactors) dovrebbero essere pronti in Europa e negli Usa non prima del 2030. Nel frattempo, dunque bisogna assolutamente investire in produzione di energia pulita derivata dal settore eolico e fotovoltaico.

Ritorno al referendum?

Sulla questione nucleare il popolo italiano si è espresso nel 1987 con il referendum abrogativo, che registrò un’affluenza alle urne del 65,1% sui circa 45,8 milioni di cittadini aventi diritto al voto. A seguito del catastrofico incidente di Chernobyl, l’Italia decise quindi di abbandonarlo. La posizione fu poi confermata nel referendum del 2011.

Il ritorno del nucleare, però, non è un tema che può essere preso alla leggera. Non bisogna dimenticare che viviamo in un Paese ad elevata sismicità in cui servono analisi molto accurate prima di autorizzare la costruzione di nuove centrali. Un altro fattore da considerare è che ancora oggi ci ritroviamo, dopo decenni, con scorie radioattive da smaltire, che hanno un impatto sanitario e ambientale che non può essere trascurato.

Mentre il nostro Paese spinge preme sull’acceleratore, invocando l’apertura di nuovi impianti al fine di tagliare costi e promuovere una transizione teconologica verde, Stati come la Germania si pongono in una posizione diametralmente opposta. Le ultime centrali nucleari tedesche sono state chiuse definitivamente la scorsa primavera, mentre continua a decollare l’eolico e il fotovoltaico.

“L’energia nucleare è al capolinea” ha fatto sapere il cancelliere tedesco Olaf Scholz, spiegando di non avere intenzione di riportare in vita quello che definisce “un cavallo morto”. L’Italia, invece, sembra pronta a farlo risorgere, ma in chiave più green.

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Fonte: Forum di Cernobbio

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