E' il primo passo concreto dopo la firma, alla fine di Maggio, del decreto per la produzione di energia elettrica da biomasse agricole di origine italiana: la creazione di una grande filiera agroenergetica tutta italiana che servirà a produrre energia elettrica da biomasse per un quantitativo sufficiente al fabbisogno di oltre 350 mila famiglie italiane, riducendo la dipendenza energetica dell' Italia dall'estero e, contemporaneamente, riducendo il ricorso alle fonti fossili, come il petrolio.
È il primo passo concreto dopo la firma, alla fine di Maggio, del decreto per la produzione di energia elettrica da biomasse agricole di origine italiana: la creazione di una grande filiera agroenergetica tutta italiana che servirà a produrre energia elettrica da biomasse per un quantitativo sufficiente al fabbisogno di oltre 350 mila famiglie italiane, riducendo la dipendenza energetica dell’ Italia dall’estero e, contemporaneamente, riducendo il ricorso alle fonti fossili, come il petrolio.
Di conseguenza si ridurranno anche le emissioni di CO2 in atmosfera. Una filiera “verde” in tutti sensi, che produrrà energia dai semi di piante oleaginose, come il girasole, e dal legno dei pioppi coltivati in 80mila ettari di campi nazionali.
L’attività degli impianti per la produzione di energia elettrica, collegati alla riconversione degli ex zuccherifici dell’Eridania Sadam, sarà alimentata ogni anno dalla fornitura di 400mila tonnellate di cippato di pioppo e di 160mila tonnellate di semi di oleaginose, per un periodo di 15 anni, provenienti esclusivamente dalle aree agricole presenti nell’arco di 300 chilometri dagli stabilimenti. L’investimento sarà di circa 500 milioni di euro per una ricaduta sull’intero settore agricolo stimata in 1,5 miliardi di euro nell’intero periodo ed una relativa crescita dei green jobs fino a 4mila unità tra lavoratori diretti e indiretti, tutti dei terriotri interessati, visto che la tutela e la remunerazione dei prodotti agricoli e la riduzione degli impatti ambientali e sociali si ottengono anche attraverso un rigido e trasparente monitoraggio da parte delle comunità locali.