Verità solare: quanto costeranno gli incentivi al fotovoltaico sulla bolletta degli italiani?

Da qui al 2020 gli incentivi per il fotovoltaico costeranno alle famiglie italiane meno di due euro al mese, precisamente 1 euro e 70 centesimi a partire dal 2011. Praticamente come una colazione al bar.

Da qui al 2020 gli incentivi per il fotovoltaico costeranno alle famiglie italiane meno di due euro al mese, precisamente 1 euro e 70 centesimi a partire dal 2011. Praticamente come una colazione al bar.

Invece gli investimenti nella Green Economy legati alla filiera del fotovoltaico frutteranno 30 miliardi di investimenti in installazioni ed impianti fotovoltaici, con una ricchezza complessiva per il Paese stimata in 110 miliardi. Per le casse dello Stato, poi, sono previsti circa 50 miliardi di entrate fiscali. Il beneficio ambientale è stimato in una riduzione delle emissioni di CO2 del 5% e, inoltre, si prevede la creazione di 210 mila nuovi green jobs, i posti di lavoro verdi.

I dati sopra riportati sono contenuti nel dossier “Verità solare: i numeri del fotovoltaico in Italia”, elaborato da Asso Energie Future, un’associazione che raccoglie gli operatori delle energie rinnovabili, e presentato ieri al Senato in collaborazione con Grid Pariety Project, che si occupa di misurare periodicamente la competitività degli impianti.

Scopo dello studio, spiega il presidente di Asso EF Massimo Sapienza, è quello di fare chiarezza e diffondere dati corretti. I Megawatt di pannelli fotovoltaici installati in Italia, allacciati alla rete elettrica entro giugno 2011, per esempio, non sarebbero 7.000 come affermato dal Gse, ma 4.700. Una stima che, secondo Sapienza, «è confermata da ricerche indipendenti di Credit Suisse, Morgan Stanley, Jefferies e Assosolare». Per raggiungere la quota prevista dal Gse bisognerebbe supporre che quasi tutte le richieste già presentate per ottenere gli incentivi 2010 si trasformino in impianti operativi al 30 giugno 2011.

Invece secondo Sapienza «Una parte delle richieste è stata probabilmente avanzata da chi non aveva il diritto di farlo. Inoltre, la confusione è stata massima, soprattutto negli ultimi giorni: ci sono domande che sono arrivate e sono state registrate numerose volte. Anche il Gse sta rivedendo le stime, ma intanto il danno è fatto».

Il dibattito sulle cifre del fotovoltaico, di cui abbiamo dato ampiamente conto, aveva toccato anche il tema delle speculazioni. Erano intervenuti rappresentanti del Governo ed anche il presidente della Authority dell’energia, Alessandro Ortis. Assosolare, invece, aveva denunciato il pericolo che le cifre diffuse dal Gse potessero creare allarmismo. Così, alla fine, lo stesso Gse è tornato sui suoi passi pubblicando i dati completi al fine di frenare le polemiche createsi.

Secondo Asso EF, in ogni caso, il problema delle spculazioni sarebbe superabile grazie al fatto che il solare non è in mano alla grande industria, bensì alle famiglie, con gli impianti diffusi nel territorio. «I dati presentati da Asso EF e GPP dicono che i pannelli sulle nostre case installati per iniziativa di cittadini, pesa per circa il 34 per cento con 1.566 Mw stimati su un totale di 4.700. Il settore intermedio dei privati che hanno investito su terreni o capannoni di proprietà (impianti tra 51 Kw e 600 Kw per un investimento massimo compreso tra 150.000 euro e 2 milioni di euro) pesa per il 38 per cento con 1.786 Mw. Gli operatori finanziari e industriali pesano per il 28 per cento del totale, con 1.316 Mw», spiega Sapienza, che continua: In Italia «ci sono 11 società quotate, con una capitalizzazione di circa 9 miliardi di euro. Sono stati creati 15.000 posti di lavoro, lo stesso numero dei dipendenti della Barilla per capirci». Anche gli obiettivi per il 2020 sarebbero da rivedere: «Non limitiamoci al traguardo riduttivo degli 8.000 Mw, possiamo arrivare a 20.000. Basta pensare che la Germania, un paese che non ha certo più sole dell’Italia, si è data come target, per la stessa data, 52.000 Mw e ne ha installati ad oggi 18.000».

Il fotovoltaico, quindi, e le altre fonti rinnovabili, vanno difese e deve essere sviluppata anche una filiera italiana, tempi certi per le autorizzazioni e tariffe incentivanti stabili ma decrescenti con contestuale miglioramento della tecnologia e garantire legalità. «Una cosa è certa: le rinnovabili vanno difese dalle speculazioni e da chi ne vuole fermare lo sviluppo. In questo periodo è in atto una vera e propria campagna di discredito verso il solare, condotta da chi ha a cuore lo sviluppo del nucleare» ha commentato Rossella Muroni, direttore generale di Legambiente, presente alla presentazione del dossier. Alle osservazioni della Muroni si è associato anche il parlamentare del Pd Francesco Ferrante: “Il vero problema è capire come si forma il costo in bolletta“.

Sulla cifra impressa sul bollettino che ci arriva ogni bimestre nella casetta della posta pesano infatti i cosiddett i “oneri di sistema” che nulla hanno a che fare con la produzione dell’energia e tanto meno con quella rinnovabile. “Gli incentivi per le fonti pulite – ha ricordato il parlamentare del Pd – pesano per meno della metà del totale degli oneri di sistema: nel 2010 circa 2,7 miliardi su un totale di oltre 5,8 miliardi di euro“. “È quindi ora di fare un po’ di pulizia e liberare le nostre bollette elettriche da oneri che risultano del tutto impropri. Tra gli “oltre 3 miliardi di euro non destinati alle rinnovabili che hanno gravato sulle bollette elettriche degli italiani nel 2010ha lamentato ancora il senatore democratico – vi sono ben 285 milioni che sono destinati all’eredità nucleare” ed anche “oltre 1,2 miliardi di euro per il famigerato Cip6, che, seppur in esaurimento, ancora nel 2010 incentivava le cosiddette assimilate, un incentivo al fossile in verità”. Inoltre sulle nostre bollette pesano altri oneri come gli stanziamenti alla ricerca e le agevolazioni ai grandi consumatori, ad esempio le Ferrovie dello Stato, cifre pari rispettivamente a 50 e a 355 milioni. “Si può anche stabilire che si tratti di aiuti giusti, ma la cosa incomprensibile è perché, anziché con stanziamenti ad hoc, vengono riscossi attraverso le bollette”, ha spiegato ancora Ferrante. E ancora più incomprensibile e scandaloso è “il motivo per il quale su tali oneri i consumatori elettrici che ne sostengono il peso debbano pagarci anche l’Iva come se acquistassero un bene o un servizio: un miliardo nel 2010 indebitamente incamerato dallo stato ai danni di imprese e famiglie”.

Andrea Marchetti

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