Così il traffico di cocaina sta uccidendo le antiche foreste protette e gli indigeni in Colombia

In Colombia la deforestazione connessa alla produzione di cocaina sta portando alla distruzione della foresta pluviale del Parco Nazionale Catatumbo Barí

In Colombia la produzione di cocaina sta distruggendo l’antica foresta pluviale del Parco Nazionale Catatumbo Barí. Così, mentre i narcotrafficanti si arricchiscono e cresce la criminalità, la deforestazione avanza di anno in anno. E gli indigeni vengono assassinati.

Secondo i dati satellitari dell’Università del Maryland, il dipartimento colombiano di Norte de Santander ha perso l’11% della sua copertura arborea tra il 2001 e il 2019, mentre nel parco colombiano Catatumbo Barí la vegetazione è diminuita del 6,2% tra il 2001 e il 2019. E nel 2020 la situazione è andata soltanto a peggiorare, con un incremento della deforestazione in particolare in alcuni mesi.

Naturalmente, non si tratta soltanto di una questione ambientale. Infatti, i cittadini colombiani che abitano in quell’area sono sempre più spaventati a causa della presenza di gruppi armati che controllano il narcotraffico. E troppo spesso chi prova a combattere l’illegalità va incontro alla morte. Solo nel 2020, infatti, sono state uccise ben 375 persone, soprattutto indigeni, semplicemente per aver difeso i diritti umani, l’ambiente e le loro comunità.

A giocare un ruolo essenziale per i trafficanti di droga è il fiume Catatumbo, che ha origine nel dipartimento di Norte de Santander in Colombia e sfocia in Venezuela, nel lago Maracaibo. Per generazioni il fiume è stato utilizzato prevalentemente come passaggio da indigeni, pescatori e piccoli agricoltori; ma sempre più spesso viene attraversato per trasportare merci illegali come armi, legname e piante di coca, da cui viene prodotta la cocaina.

La posizione del Parco del Catatumbo, al confine col Venezuela, ha reso l’area una rotta strategica per gruppi armati come l’Esercito di liberazione nazionale (ELN), i dissidenti delle Forze armate rivoluzionarie della Colombia (FARC), e per l’esportazione di droga dalla Colombia verso altri Paesi come il Venezuela. Secondo quanto riferiscono gli abitanti della zona, le controversie legate al traffico di cocaina sono ormai all’ordine del giorno. Come spiega Sandra Gómez, vicedirettore della Corporazione Autonoma Regionale della Frontiera di Nordest (Corponor), in quest’area della Colombia regnano il caos e la criminalità e questa situazione deriva innanzitutto da un problema strutturale che facilita l’accaparramento di terre, che non vengono registrate formalmente.

“L’ingresso è difficile e inaccessibile a causa della mancanza di strade, dei conflitti in corso e dei problemi di sicurezza. Tutto ciò rende più facili le attività illegali”, ha detto Gómez.

Il Parco Nazionale Catatumbo Barí ospita aree incontaminate di foresta pluviale che non sono ancora state studiate dalla comunità scientifica. Carlos Herney Cáceres Martínez, un biologo che ha svolto ricerche in diversi parchi colombiani, cerca da anni di entrare nell’area protetta per effettuare il campionamento genetico dell’orso andino (il cui nome scientifico è Tremarctos ornatus), unica specie di orso in America meridionale.

orso-andino

@Milton Rodriguez/Shutterstock

Come sottolineato da Cáceres, l’incremento della deforestazione che interessa il Parco Nazionale Catumbo Barí avrà ripercussioni importanti sugli ecosistemi e le comunità indigene che vivono nella zona.

“Quando una foresta umida viene colpita, tutto ne risente: i livelli di ossigeno e anidride carbonica, la regolazione dell’acqua, i processi erosivi. A perderci non sono soltanto le piante e gli animali, ma la società che sta rinunciando ad un servizio gratuito offerto dal pianeta per avere una vita sana” sottolinea il biologo. “Affinché una foresta recuperi il 50% del suo ecosistema, sono necessari almeno 100 anni”.

Fonte: Mongabay

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