La deforestazione dell’Amazzonia non era inevitabile: da gennaio è diminuita del 50%

Grazie al cambio di politiche in Brasile, stiamo assistendo ad un’inversione di rotta per quel che concerne la deforestazione della foresta amazzonica con dati finora incoraggianti

La dilagante deforestazione dell’Amazzonia non era, come potrebbe sembrare, un fenomeno inevitabile. Dopo aver raddoppiato la superficie annua distrutta tra il 2018 e il 2022, la scomparsa della foresta amazzonica in Brasile ha infatti invertito la tendenza.

Quest’anno è stata devastata una superficie inferiore del 50% rispetto allo stesso periodo del 2022, secondo i dati dell’Istituto nazionale brasiliano per la ricerca spaziale (INPE). Si è passati da 7.100 km2 a 3.700 km2.

L’inversione di tendenza illustra un cambiamento nella gestione delle foreste pluviali: il calo della deforestazione è iniziato nel gennaio scorso, quando il presidente brasiliano Inacio Lula da Silva è subentrato al presidente di estrema destra Jair Bolsonaro. All’epoca solo in Amazzonia sono stati distrutti 1,8 milioni di ettari, pari a 18.000 chilometri quadrati.

La perdita di foreste è diminuita del 66% rispetto al 2022

Per valutare il significato di questa distruzione, oltre alla perdita di biodiversità, di habitat e di terre per i gruppi indigeni, 18.000 km2 di foresta primaria in meno in Brasile hanno significato rilasciare 1,2 Gt di CO2 nell’atmosfera.

Ciò aggrava notevolmente l’effetto serra che riscalda il pianeta e causa il cambiamento climatico. Si tratta di 2,5 volte le emissioni del Paese derivanti dalla combustione di combustibili fossili, che in quell’anno erano di circa 0,497 Gt secondo il Global Carbon Atlas.

All’inizio del suo mandato, il nuovo presidente ha assicurato che avrebbe adottato una politica di “deforestazione zero” entro il 2030. Sia a luglio che ad agosto di quest’anno – solitamente i mesi più distruttivi – la perdita di foreste è diminuita del 66% rispetto all’anno precedente. A settembre il calo è stato del 56% rispetto al 2022.

Il governo brasiliano ha ripreso le operazioni di comando e controllo in Amazzonia. Ciò ha avuto un effetto diretto sulla deforestazione in quella foresta ed è cambiata anche la percezione di impunità per coloro i quali potrebbero commettere nuovi crimini ambientali.

I provvedimenti presi dal nuovo governo a favore dell’Amazzonia

Mentre la distruzione annuale delle foreste è quasi raddoppiata durante il mandato di Bolsonaro, infatti, allo stesso tempo il numero di multe per deforestazione illegale e danni alla flora è diminuito del 40%. Sono stati inoltre effettuati tagli al bilancio delle agenzie brasiliane per la protezione dell’ambiente.

Ora invece questi cambiamenti hanno portato ad un aumento delle ispezioni e delle azioni sul campo e di conseguenza un’impennata delle multe e dei sequestri. Inoltre sono state avviate alcune azioni, come il Piano di prevenzione e lotta alla deforestazione.

È iniziato anche un processo per identificare le terre pubbliche non destinate all’agricoltura e definirle come terre indigene, territori quilombola [afrodiscendenti] e unità di conservazione. Questo, in teoria, le rende sicure dalla deforestazione.

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