Le antiche “mummie di fuoco” sulle cime delle montagne delle Filippine sono a rischio distruzione a causa dei cambiamenti climatici

Le antichissime “mummie di fuoco” nelle Filippine potrebbero distruggersi a causa dei cambiamenti climatici, che hanno portato umidità e innalzamento termico anche nelle fredde regioni montane del Paese, dove queste “risiedono” da millenni. Un gruppo di ricerca dell’Università di Melbourne (Australia) sta tentando di salvarle

I cambiamenti climatici stanno intaccando anche le “mummie di fuoco” che da millenni resistono intatte sulle montagne delle Filippine. Umidità e innalzamento termico sono arrivati infatti anche in queste fredde regioni del Paese. Ma un gruppo di ricerca dell’Università di Melbourne (Australia) sta tentando di salvarle.

Queste mummie sono in realtà ciò che resta di una tradizione portata avanti per centinaia di anni fino al XIX secolo, sacri resti degli antenati degli Ibaloi, uno dei distinti gruppi etnolinguistici della regione montuosa della Cordillera Benguet. Secondo quanto riferito dall’Unesco, sono state identificate solo nel comune di Kabayan più di 200 grotte sepolcrali artificiali, 15 delle quali contengono mummie umane conservate.

mummie di fuco a rischio distruzione

©Sarah Soltis/Università di Melbourne

Parte della storia delle mummie è andata perduta nel tempo, ma sappiamo che il processo di mummificazione risale già al 200 a.C. e prevedeva l’essiccazione e la disidratazione dei resti umani utilizzando il calore e il fumo di un fuoco, da cui il termine popolare “mummia di fuoco”, tecnica che finora ha portato a un eccellente stato di conservazione.

I corpi mummificati furono poi collocati in grotte in cima alle montagne più alte della regione del Benguet, ad altitudini di quasi 3.000 metri in modo che potessero essere più vicini agli dei: le fredde condizioni montane hanno contribuito a proteggere i corpi dal degrado e dal decadimento, ma in tempi recenti il cambiamento climatico l’interferenza umana hanno provocato ad alcune di queste mummie infestazioni di muffe e insetti, come sta accadendo anche ai Chinchorro del Cile.

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Per questo un gruppo di ricerca dell’Università di Melbourne ha installato monitor ambientali in alcune delle grotte che ospitano queste antiche mummie: questo permetterà agli scienziati di monitorare i cambiamenti di umidità e temperatura prima di decidere la migliore linea d’azione per proteggere le mummie.

I nostri monitor ambientali sono programmati per misurare e registrare l’umidità relativa e la temperatura in ciascun rifugio sotto roccia ogni trenta minuti per dieci mesi – spiegano gli scienziati – Durante la prima settimana di ogni mese, un tecnico del Kabayan Burial Cave Site Museum e del Museo Nazionale delle Filippine visita ogni singolo rifugio sotto roccia per scaricare i dati che verranno poi analizzati dal nostro gruppo di ricerca

E mentre il team spera di salvaguardare il futuro delle mummie del fuoco, altri ricercatori stanno ancora cercando di ricostruire la storia di queste macabre reliquie: infatti, poiché i segreti del processo di mummificazione di Kabayan sono stati tramandati solo oralmente, l’interruzione della tradizione ha determinato la perdita di non pochi dettagli.

Per esempio, nessuno sa esattamente quante mummie esistano o dove si trovino le loro caverne. Inoltre, non è chiaro come e quando sia iniziata la tradizione, anche se la leggenda locale suggerisce che la prima persona a diventare una mummia del fuoco fu un sovrano e semidio del XII secolo di nome Apu Anno.

Come molte altre mummie del fuoco, il suo corpo era così perfettamente conservato che i tatuaggi che lo ricoprivano sono ancora visibili. Trafugata dal suo luogo di sepoltura nel 1918, la mummia del leggendario leader fu successivamente sfilata come attrazione del carnevale a Manila prima di finire in un negozio di antiquariato, per poi essere finalmente restituita agli Ibaloi nel 1999.

Ma anche Apu Anno è attualmente invaso da spore fungine e ora giace in una grotta a cui il pubblico non può accedere mentre gli scienziati tentano di preservare il cadavere.

I risultati del monitoraggio sono attesi nei prossimi mesi.

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Fonte: Università di Melbourne

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