Nel pieno dell’emergenza coronavirus, il ciclone Harold distrugge le isole Vanuatu e le Fiji (e ora si dirige sulle Tonga)

Il ciclone Harold sta portando distruzione nelle isole del Pacifico. Ha già colpito Vanuatu e le Fiji e si sta dirigendo verso Tonga

Non bastava il coronavirus a mettere in ginocchio l’intero pianeta. Adesso sulle paradisiache isole del Pacifico si sta abbattendo un’altra tragedia. Il ciclone tropicale Harold ha devastato Vanuatu passando poi alle Fiji, provocando danni ingenti. E adesso si sta dirigendo verso le Tonga.

Questo 2020 non offre un attimo di respiro. Mentre il mondo è impegnato a contenere la pandemia di Covid-19, il ciclone tropicale Harold ha distrutto Vanuatu. Classificato in categoria 5, il ciclone fornisce

“ancora un altro sgradito promemoria che il cambiamento climatico rimane la più grande minaccia per il Pacifico” denuncia Greenpeace.

All’inizio del mese di aprile Harold aveva già colpito le Isole Salomone, causando 27 dispersi. Lunedì notte si è abbattuto su Vanuatu: è stata la più forte tempesta ad aver colpito il paese dal devastante ciclone Pam del 2015. Un mostro di categoria 5 ha portato forti piogge, danni e venti fino a 235 km/h.

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©croce rossa

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©croce rossa

A Vanuatu per fortuna non sono state registrate vittime ma molte persone sono rimaste senza casa. Si è quindi trasferito alle Figi mercoledì mattina come ciclone di categoria 4 con venti fino a 240 kmh, costringendo più di 1.000 persone a rifugiarsi nei centri di evacuazione.

Secondo i meteorologi della Nuova Zelanda, si è trattato di un evento imprevedibile. Durante la notte, il ciclone si è rafforzato ulteriormente nonostante si allontanasse dall’equatore e si dirigesse a sud-est.

ciclone pacifico

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A Tonga si temono inondazioni costiere

Adesso sembra puntare verso l’isola di Tonga, dove la polizia locale ha segnalato interruzioni di corrente a causa dei forti venti e delle piogge. L’improvviso aumento di potenza del ciclone ha sorpreso i meteorologi. Il governo dell’arcipelago ha esortato su Facebook la popolazione a rispettare il lockdown.

È una notizia terribile per la piccola nazione, già in passato finita letteralmente nell’occhio del ciclone.

“È quasi impossibile vedere un ciclone spingersi a sud dell’equatore, indebolendosi, per poi tornare improvvisamente alla Categoria 5 così a sud”, ha detto Philip Duncan, capo meteorologo di WeatherWatch.co.nz. “Harold sta seguendo una pista ben nota e mari caldi e condizioni atmosferiche ideali alimenteranno questa tempesta”.

Harold ha guadagnato forza quando ha lasciato le Figi , allontanandosi dalla terra e su acque marine molto calde a soli 30 gradi. È qui che è tornato al livello di massima potenza, Categoria 5.

Secondo il servizio meteo della Nuova Zelanda, ci sono due notizie, una buona e una cattiva. La prima è che il centro della tempesta è rimasto a sud, ciò significa che la parte più distruttiva sfiorerà l’isola principale. La cattiva è che le inondazioni costiere che potrebbero comunque verificarsi, rischiano di essere “catastrofiche” in alcuni punti, così come i danni provocati dal forte vento.

“Sapevamo quale percorso avrebbe seguito, ma all’inizio era stato valutato di categoria 3 o 4. Man mano che avanzava sulle acque più calde ha acquisito potenza” rivela il servizio meteo.

La Croce Rossa ha dichiarato che sono in corso le stime dei danni alle Figi e Vanuatu, dove le comunicazioni sono state interrotte per diversi giorni. Anche l’emergenza coronavirus ha complicato i soccorsi:

“Sembra che molti edifici e raccolti siano stati distrutti e alcune persone nelle aree più colpite abbiano perso tutto. I nostri team sono già stati fuori a fare valutazioni dove possono e sentono la vera responsabilità di aiutare quante più persone possibile” ha detto Jacqueline de Gaillande, segretario generale della Società della Croce Rossa di Vanuatu.

Le reti telefoniche sono ancora inattive in molte delle isole più colpite di Vanuatu. Tuttavia, i primi rapporti dalla città principale di Santo, Luganville, dove la tempesta è stata più violenta, suggeriscono che il 50-70 per cento degli edifici della città siano stati danneggiati.

Colpa dei cambiamenti climatici?

Il dott. Christopher Bartlett, che vive a Vanuatu ed è negoziatore delle Nazioni Unite per le politiche sui cambiamenti climatici ha dichiarato a Greenpeace che Harold è stato

“il risultato del crimine insondabile del cambiamento climatico perpetrato contro il popolo di Vanuatu dalle società di combustibili fossili e dai paesi che le sovvenzionano. L’orribile perdita e i danni verificatisi oggi minano i diritti umani fondamentali della vita, del cibo, dell’acqua e della sicurezza personale degli innocenti popoli del Pacifico”.

Purtroppo eventi come questi stanno diventando sempre più frequenti nelle isole del Pacifico. Nel 2015, Vanuatu venne devastata dal ciclone tropicale Pam, che causò 24 morti e provocò 746 milioni di dollari di danni all’economia del paese, pari al 64,1% del PIL annuale di Vanuatu.

L’anno successivo, le Figi furono colpite da Winston, un altro ciclone di categoria 5 ad oggi il più distruttivo che il Sud del Pacifico abbia mai visto.

La crescente regolarità delle catastrofi alimentate dal clima come Harold e Winston hanno spinto Vanuatu e altri governi delle Isole del Pacifico a chiedere giustizia a livello internazionale.

Secondo Joseph Moeono-Kolio, a capo di Greenpeace Australia Pacific, le società di combustibili fossili e le nazioni sviluppate sono responsabili della crisi climatica e il carbone rimane il principale motore delle emissioni globali.

“Mentre è in corso la battaglia del Pacifico per contenere la diffusione di Covid-19, il ciclone tropicale Harold ricorda che i cambiamenti climatici siano l’ennesima minaccia esistenziale per nazioni come Vanuatu. Non è giusto che paesi in prima linea nella crisi, come quelli nel Pacifico, debbano costantemente sopportare il peso degli impatti economici di eventi meteorologici estremi, che sono aggravati dall’inquinamento. I grandi paesi e le società inquinanti hanno la responsabilità di aiutare coloro che hanno contribuito di meno ma sono tra i più colpiti da eventi meteorologici estremi”.

Fonti di riferimento: Croce Rossa, Weatherwatch, Greenpeace, FijianGovernment

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