Gli scienziati hanno finalmente capito l’origine dei “cerchi delle fate” in Namibia (e non è quello che si pensava)

Messaggio degli alieni o simboli angelici? Nulla di tutto questo: i ricercatori hanno scoperto cosa c'è (davvero) dietro i "cerchi delle fate" che si possono ammirare in Namibia

Li chiamano “cerchi delle fate” (in inglese Fairy Circles) e si possono ammirare per centinaia di chilometri lungo il margine orientale del deserto della Namibia: si tratta di zone circolari con un diametro variabile fra i 2 e i 20 metri, in apparenza sterili ma circondate da un anello di vegetazione alta.

Negli anni, la fantasia di appassionati e curiosi si è scatenata per provare a spiegare questo bizzarro fenomeno naturale. Ovviamente, l’opinione più diffusa è che si tratti di un messaggio degli alieni – un po’ come per i più noti “cerchi nel grano”; altri ritengono invece si tratti di tane create da animali del deserto. Ma cosa c’è davvero dietro questi cerchi fatati?

Per oltre mezzo secolo gli scienziati si sono interrogati sull’origine di questi cerchi, raggruppando le proprie ipotesi in due principali filoni: da una parte c’era chi sosteneva che fossero le termiti a mangiare l’erba dando vita a queste figure nel deserto; dall’altra c’era chi ipotizzava una sorta di “auto-organizzazione” delle piante per ottimizzare le poche risorse idriche offerte dalla regione.

Ora i ricercatori dell’Università di Göttingen, in Germania, sembrano aver trovato una risposta definitiva – trovata grazie a due stagioni piovose eccezionalmente abbondanti nel deserto. Si è osservato come, dopo la pioggia, i “cerchi delle fate” spariscono – mentre lo stesso non avviene in presenza delle termiti.

È evidente, quindi, che questo fenomeno è connesso ai livelli di umidità del terreno e dell’aria. Misurazioni continue dell’umidità del suolo, infatti, hanno dimostrato che le piante che crescono fungendo da “bordo” dei cerchi impoveriscono le risorse idriche all’interno degli stessi, provocando la morte delle piante che lì hanno le radici.

Ecco perché, ogni volta che piove in maniera abbondante, i cerchi sterili vengono riempiti dalla vegetazione. L’eccesso di acqua permette anche alle piante che si trovano dentro i cerchi di germogliare e svilupparsi. Purtroppo, però, i benefici della pioggia per queste piante durano poco.

Gli scienziati tedeschi hanno osservato che, appena dieci giorni dopo la pioggia, le piante all’interno dei “cerchi delle fate” iniziano già a dare segni di sofferenza. Venti giorni dopo la pioggia, le piante in difficoltà all’interno dei cerchi sono completamente morte e di colore giallastro mentre quelle sul “bordo” sono ancora vitali e verdi.

Osservando poi le radici delle due tipologie delle piante, quelle interne e quelle esterne, si è visto come quelle delle piante interne siano lunghe e profonde di quelle delle piante esterne – segnale che le piante vanno alla ricerca di acqua negli strati più bassi del suolo.

In conclusione, possiamo affermare che i “cerchi delle fate” sono certamente un fenomeno eco-idrologico bizzarro e unico al mondo, ma che non ha nulla a che fare né con le fate, né tantomeno con gli alieni.

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Fonte: Perspectives in Plant Ecology, Evolution and Systematics

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