Wangari Maathai, la signora degli alberi che ha lottato tutta la vita per la salvaguardia dell’ambiente e i diritti delle donne

È stata la prima donna africana a vincere il Premio Nobel e la prima a ricevere un dottorato di ricerca. È morta nel 2011, ma la sua eredità è molto viva: grazie a lei ad oggi sono stati piantati 51milioni di alberi

Ripercorrere la vita di Wangari Maathai non significa soltanto raccontare la storia della prima donna africana a laurearsi presso l’Università di Nairobi, ma quella di una donna che ha speso tutta la sua vita piantando 40milioni di alberi per combattere il disboscamento in Kenya.

Morta nel 2011 dopo una lunga lotta contro il cancro, Wangari Maathai era conosciuta come la ‘signora degli alberi’, un impegno che nel 2004 le era valso anche Nobel per la pace. E anche qui un primato: prima africana, prima keniota e prima ambientalista a ricevere l’ambito riconoscimento.

Fondatrice del Green Belt Movement, un movimento no profit costituita da donne provenienti da aree rurali, Maathai insegnava a piantare alberi di origine indigena, per combattere la deforestazione, la desertificazione e la povertà della popolazione, dovuta all’aumento di colture estensive destinate al commercio.
Nel 2002 era stata eletta al parlamento keniota, e l’anno seguente era stata nominata sottosegretario per l’ambiente, le risorse naturali e la fauna selvatica. Ma non solo. Wangari Maathai durante tutta la sua vita si è spesa non solo per l’ambiente, ma anche per i diritti delle donne contro il regime di Arap Moi.

L’attivista ha sempre insegnato alle altre donne a lottare pacificamente. Nata negli anni ’40 da una famiglia di contadini, lotta per avere un’istruzione, lotta per il suo dottorato e non si arrende quando il posto di assistente di ricerca in zoologia presso l’University College di Nairobi viene dato a uno studente maschio, non ancora laureato. Lotta per se stessa e per le altre: contro le discriminazioni di genere, contro la povertà salariale.

Arrestata e picchiata, la leader del movimento eco-femminista non si era mai fermata portando avanti con impegno e dedizione la salvaguardia della biodiversità. E anche dopo la sua morte, la sua eredità rimane grandissima: 51 milioni di alberi piantati in Kenya e 30mila donne formate in attività come la silvicoltura e l’apicoltura, in grado di assicurare un reddito ma preservare le risorse e la diversità degli ecosistemi.

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Fonte: Green Belt Movement,

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