Roger Waters, star dei Pink Floyd, nella sua vita ha fatto molto parlare di se ma oggi il suo nome non è accostato a concerti sold out, a canzoni memorabili. Waters ha involontariamente mostrato al mondo un lato di se poco noto. A bordo del suo jet privato, il frontman ha permesso a una donna di riabbracciare i due figli, rapiti e portati in Siria dal padre
Roger Waters, star dei Pink Floyd, nella sua vita ha fatto molto parlare di sé ma oggi il suo nome non è accostato a concerti sold out, a canzoni memorabili.
Waters ha involontariamente mostrato al mondo un lato di sé poco noto. A bordo del suo jet privato, il frontman ha permesso a una donna di riabbracciare i due figli, rapiti e portati in Siria dal padre.
Una storia che mette in secondo piano le speculazioni su politica, religione e fondamentalismo. È una storia di umanità, di generosità e di apertura verso il prossimo quella che ha visto come protagonista il frontman dei Pink Floyd.
La rockstar ha portato Felicia Perkins-Ferreira, da Trinidad e Tobago, al confine tra Iraq e Siria per incontrare i suoi figli Ayyub, di 7 anni e Mahmud, di 11 che non vedeva dal 2014. Quell’anno il padre, Abebe Oboi Ferreira, li portò via da lei, dopo essersi arruolato con lo Stato islamico.
L’uomo morì poi in combattimento a Raqqa nel 2017. I bambini, rimasti soli, furono abbandonati sul ciglio della strada dalla nuova matrigna. I piccoli hanno trascorso gli ultimi mesi in un campo per le famiglie dei combattenti a nord della Siria.
Felicia aveva avuto solo sporadici contatti con i figli, nonostante i disperativi tentativi di riabbracciarli. Ma l’avvocato e attivista per i diritti Clive Stafford-Smith, amico intimo di Roger Waters, venuto a conoscenza della storia dei bambini ha rintracciato la madre e si è messo in moto per ricongiungerli. A quel punto ha contattato Waters, che si è subito interessato alla loro situazione.
Stafford-Smith ha spiegato: “Waters ha accettato di pagare per tutto e ha portato la madre da Trinidad. Faremo in modo che abbiano una nuova vita”.
Waters non ci ha pensato su due volte: ha messo a disposizione il proprio aereo privato per portare la mamma da Trinidad alla Siria, poi ha riportato tutti in Svizzera, dopo aver attraversato il più sicuro territorio curdo-iracheno. Ma non solo. Con un articolo su un giornale locale ha cercato di fare pressione sulle autorità di Trinidad affinché i bambini potessero ottenere i documenti e tornare a casa con la madre.
“Bring the boys back home” non è più solo una canzone.
Bravo Roger!
Francesca Mancuso