I maestri che stanno “liberando” gli scacchi dai circoli, per tornare a giocare all’aperto

Ormai le scacchiere si vedono poco nei luoghi pubblici. Ma un progetto nato da una "fazione" che si definisce ironicamente "dissidente", della Scuola popolare di scacchi di Roma, vuole riportarle in parchi, cortili e piazze, coinvolgendo sempre più persone, bambini in particolare. Liberare gli scacchi è la missione di questi maestri, ecco come la stanno portando avanti

Altro che semplice gioco da tavola. Gli scacchi sono un mondo a sé dove ogni elemento ha la sua storia, le sue regole, le sue capacità. Una passione millenaria che va in scena su 32 caselle bianche e 32 nere e che negli anni, tuttavia, è stata “confinata” nei circoli, acquisendo un carattere elitario di cui deve e può liberarsi.

In giro, nei parchi, nei cafè, le scacchiere non si vedono quasi più, ma una “fazione” della Scuola popolare di scacchi di Roma, in modo ironico e scherzoso, vuole portare questo gioco nei luoghi aperti al pubblico. Piazze, cortili, parchi.

Così è nato il “Pippa Chess Club” (un nome che già da solo è tutto un programma), insieme ai video e alle iniziative per avvicinare sempre più adulti e bambini agli scacchi.

Abbiamo chiacchierato con Artem Marchenkov, istruttore di scacchi della Scuola Popolare di Scacchi di Roma. Quest’ultima organizza, tra le altre cose, anche “Roma città aperta”, il più importante torneo di Roma e uno dei più prestigiosi in Italia, e gestirà anche “Scacchi Metafora Educativa” (SME), il più consistente progetto di promozione sociale basato sul gioco degli scacchi mai realizzato nel nostro Paese.

Così, accanto a queste importanti e serissime iniziative istituzionali, ogni festività del calendario, ogni giorno disponibile, i maestri prendono le scacchiere e con lo zaino in spalla scendono in strada. Preparano i tavoli e dalla mattina fino alla sera riuniscono i bambini e i più grandi per giocare assieme. C’è sempre la fila.

Da dove è nata l’idea di liberare gli scacchi?

È nata come scherzo al circolo dove abbiamo sia giocatori professionisti e chi viene a giocare ogni tanto per divertirsi e abbiamo organizzato il “Torneo goliardico Pippa Chess Club”. Erano soltanto 24 persone, poi però abbiamo provato a spostarci all’aperto e abbiamo organizzato 4 tornei di questo tipo perché venivano giocatori, parenti, amici, bambini che non avevano mai visto una scacchiera orizzontale, ma solo quella dello schermo del pc. Il contrasto mi ha stupito e ricordato che gli scacchi europei sono nati nei bar, nei ristoranti di Parigi, Londra, Berlino, ma anche in Italia. Poi gli scacchi sono stati professionalizzati e chiusi nei circoli. Noi vogliamo invece tornare alle radici, come al Caffè Antonini di Roma che frequentava Serafino Dubois, il più forte scacchista italiano dell’Ottocento. Oggi se entri in un bar e porti una scacchiera ti guardano strano.

Quali sono i maggiori benefici che i bambini traggono dagli scacchi?

I benefici sono tantissimi, in particolare dall’età dai 8 ai 12 anni: capacità di concentrazione, di memoria, di prendere decisioni sotto stress, di avere un’idea diversa del tempo, di pianificare le azioni mossa dopo mossa. Questo aiuta specialmente nella vita, guardando anche alle conseguenze di ciò che si fa. Per la crescita mentale, per la maturità gli scacchi danno tanto. Io con i miei occhi, insegnando scacchi, vedo come i bambini cambiano ed è incredibile.

C’è qualcosa che vuoi dire ai bambini che ancora non conoscono il mondo degli scacchi? Hai un ricordo particolare da condividere?

Vorrei dire loro che gli scacchi sono tantissimo divertimento, sono adrenalina, sono sfida, ma voglio anche dire che non devono avere paura di perdere. Solo giocando con quelli che sono più forti si diventa forti. Lo so che i bambini vogliono sempre vincere, ma è importante imparare le regole e divertirsi. Uno dei miei ricordi più belli che ho è stato vedere a Kiev un parco dove giocavano 300 persone, giovani e anziani. Giocavano e giocavano ancora, non erano agonisti, si divertivano in un luogo pubblico. Sono contento se questa passione viene trasmessa così.

E agli istruttori?

Abbiate coraggio e uscite fuori. In molti lo fanno già o lo stanno facendo. Noi abbiamo creato video ironici anche per alleggerire l’idea che si ha degli scacchi e tanti stanno rispondendo. È come un flashmob, raramente si faceva qualcosa in comune. Ci sentiamo ora una comunità.

Il messaggio sta arrivando ovunque. Quale sarà la prossima mossa?

@greenMe

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