Le meravigliose aurore boreali sono collegate all’esaurimento dello strato di ozono. Lo studio

Il fenomeno che dà luogo alle aurore boreali provoca anche la distruzione dello strato di ozono, secondo un recente studio.

Lo stesso fenomeno che causa le aurore boreali– le magiche bande luminose visibili ai poli della Terra – provoca anche l’esaurimento dello strato di ozono atmosferico.

È quanto ha concluso un recente studio portato avanti da un gruppo di ricercatori dell’Università di Nagoya, in Giappone.

Le aurore boreali si verificano quando elettroni e protoni di origine solare colpiscono gli strati di ozono e ossigeno nell’atmosfera. Questo evento provoca l’emissione di luci tipiche delle aurore ma è contemporaneamente responsabile della riduzione dello strato di ozono, che si verifica in misura maggiore proprio durante le aurore.

Gli scienziati hanno analizzato in particolare il fenomeno delle aurore pulsanti prendendo in esame i dati raccolti dal radar European Incoherent Scatter (EISCAT) a un’altitudine compresa tra 60 e 120 km dove si verifica il PsA), dalla navicella spaziale giapponese Arase e dalla rete di telecamere.

La conclusione dei ricercatori è che la precipitazione degli elettroni responsabile delle aurore pulsanti è in grado di ridurre immediatamente l’ozono oltre il 10% quando lo colpisce. Per capire il meccanismo e valutare esattamente la quantità di ozono distrutto sono necessari ulteriori studi.

Sebbene non sia ancora chiaro in quale modo le aurore siano collegate all’esaurimento dell’ozono, è importante comprendere il fenomeno perché questo potrebbe avere un impatto importante sulla crisi climatica.

“Le aurore pulsanti si verificano quasi quotidianamente, sono distribuite su vaste aree e durano per ore. Pertanto, l’esaurimento dell’ozono dovuto a questi eventi potrebbe essere significativo”, ha spiegato il Professor Yoshizumi Miyosh, che ha guidato la ricerca.

Seguici su Telegram | Instagram | Facebook | TikTok | Youtube

Fonte di riferimento: Nature

Leggi anche:

Condividi su Whatsapp Condividi su Linkedin
Iscriviti alla newsletter settimanale
Seguici su Facebook