Approvato il Piano Mattei per l’Africa: quando il neocolonialismo si appella alla sostenibilità per sfruttare le risorse

Il Piano Mattei per l'Africa punta davvero a risollevare l'economia dei Paesi in via di sviluppo o è una "scatola vuota" da riempire di sfruttamento delle risorse a vantaggio dell'Italia? Ecco cosa non torna e perché potrebbe spianare la via a nuove forme di colonialismo mascherato

“Sfruttamento sostenibile delle risorse naturali, incluse quelle idriche ed energetiche”: è questo uno dei punti del controverso Piano Mattei per l’Africa, convertito ieri in legge dopo l’approvazione da parte della Camera. Leggendo questa espressione viene spontaneo domandarsi: possono stare “sfruttamento” e “sostenibilità” nella stessa frase? Non è forse un ossimoro?

Come chiarito dal Governo, l’obiettivo del piano è quello di potenziare le iniziative di collaborazione tra il nostro Paese e le nazioni del continente africano, promuovendo “uno sviluppo economico e sociale sostenibile” e prevenendo “le cause profonde delle migrazioni irregolari”. Tra le altre cose nel testo si fa riferimento anche a “promozione delle esportazioni e degli investimenti; istruzione, formazione superiore e formazione professionale; ricerca e innovazione; salute, agricoltura e sicurezza alimentare; e tutela dell’ambiente e adattamento ai cambiamenti climatici”.

A primo impatto potrebbe sembrare un’iniziativa del tutto lodevole per aiutare quei Paesi in via di sviluppo, eppure è forte il sospetto che si tratti di una strategia per depredare le risorse naturali a nostro vantaggio.

Il Piano Mattei – approvato con 169 voti a favore, 119 contrari e 3 astenuti – non convince, anzi; desta diversi timori legati all’avvio di una fase all’insegna del neocolonialismo.

“Il piano è una nuova forma di colonialismo predatorio di sfruttamento delle risorse naturali ai danni dell’Africa per prendere gas e petrolio e portarlo in Italia!: non usa mezzi termini Angelo Bonelli, deputato alla Camera per Alleanza Verdi e Sinistra, facendo notare che ad accogliere con grande slancio la notizie dell’approvazione del testo è stata proprio FederPetroli Italia, la federazione internazionale del settore petrolifero.

“Un altro passo avanti è stato fatto, ora attendiamo gli sviluppi e la concretezza operativa di questo tanto acclamato Piano Mattei per l’Africa. Le aziende attendono prima di procedere con gli investimenti. Siamo già in ritardo rispetto ai competitor internazionali” ha commentato il Michele Marsiglia, Presidente di FederPetroli Italia.

Un piano che non convice (e risveglia antichi fantasmi)

Secondo l’opposizione, il piano darebbe il via libera ad un’era di sfruttamento nei Paesi, le cui ferite del colonialismo europeo e della schiavitù bruciano ancora.

Al momento non sono stati definiti gli obiettivi precisi e i Paesi con cui l’Italia intende “collaborare”. Installeremo pannelli solari in Mali per poi usare parte di quell’energia prodotta nelle nostre città? Estrarremo gas e petrolio in Libia? Per ora le azioni da intraprendere restano una grande incognita.

Da più parti il piano è stato definito una “scatola vuota”, ma l’intento del Governo sembra intravedersi abbastanza nitidamente.

“Le dichiarazioni della presidente Meloni e dell’amministratore delegato di Eni non lasciano dubbi: estrarre tutto il gas fossile possibile e immaginabile, portarlo in Italia dove nel frattempo saremo diventati l’hub del gas, secondo i piani scellerati di questo governo” ha evidenziato ieri Eleonora Evi, deputata di Alleanza Verdi e Sinistra della Commissione attività produttive, intervenuta in aula.

“Operazione neocolonialista e predatoria” così l’ha chiamata Evi, opponendosi al piano Mattei. E in effetti è molto difficile non riuscire a sentire un po’ di puzza di neocolonialismo, mascherato da sviluppo sostenibile… Ci auguriamo fortemente che gli orrori della storia non si ripetano, attraverso nuove modalità.

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Fonti: Governo/Angelo Bonelli/Eleonora Evi/FederPetroli

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