Acqua, birra e sale: la lista degli alimenti con più microplastiche

La principale fonte di ingestione di microplastica è l'acqua, sia in bottiglia che in rubinetto. Tra gli alimenti più contaminati da microplastiche rientrano invece birra, sale e molluschi. Ma anche miele e pesce.

Sono ovunque e non possiamo fare a meno di ingerirle insieme a cibi e bevande che ogni giorno consumiamo. Sono le mircoplastiche, entrate purtroppo  a far parte pericolosamente delle nostre vite.

Secondo una recente analisi, ogni sette giorni ingeriamo 5 grammi di plastica, pari a una carta di credito. Una revisione dei dati in letteratura fa riflettere sui danni causati dall’inquinamento da plastica e sulla necessità di un intervento urgente per far fronte all’emergenza.

Ma dove si trovano principalmente?

Sembra che la principale fonte di ingestione di microplastica sia l’acqua, sia in bottiglia che in rubinetto. Tra gli alimenti più contaminati da microplastiche rientrano invece birra, sale e molluschi. Ma anche miele e pesce.

Non sono state prese in considerazione altre possibili fonti di ingestione diretta di microplastiche come cereali e derivati, latte o di ingestione diretta da utensili da cucina, imballaggi per alimenti, spazzolini e dentifrici e altre fonti.

La quantità di microplastica ingerita dall’uomo potrebbe dunque essere superiore a quella stimata da questa revisione e dipende da numerose variabili come età, posizione geografica e stile di vita.

Lo studio è al momento in fase di revisione per la pubblicazione.

Uno studio del 2016 dell’Efsa già metteva in guardia:

I pesci mostrano alte concentrazioni, ma poiché le microplastiche sono per lo più presenti nello stomaco e nell’intestino, vengono solitamente rimosse e i consumatori non sono esposti. Ma nei crostacei e nei molluschi bivalvi come le ostriche e le cozze, c’è maggior pericolo. Sono state segnalate anche nel miele, nella birra e nel sale da cucina.

“L’EFSA ha stimato che una porzione di cozze (225 g) potrebbe contenere 7 microgrammi di microplastica. Nel peggiore dei casi questo può aumentare l’esposizione totale al PCB di meno dello 0, 01% o al BPA per meno del 2%”, spiegava Peter Hollman, membro del Panel EFSA sulla Catena di contaminanti alimentari (Contam).

Quanta plastica mangiamo ogni settimana?

Cinque grammi di plastica finiscono nel nostro stomaco ogni settimana ed è come se mangiassimo una carta di credito ogni sette giorni.

Il dato è sconcertante ed è il risultato di un’analisi commissionata dal WWF e realizzata dall’Università di Newcastle, in Australia.
L’analisi “No Plastic in Nature: Assessing Plastic Ingestion from Nature to People” è il titolo della revisione che ha interessato i dati disponibili in letteratura esaminando oltre 50 studi relativi alle microplastiche rilevate in alimenti quali acqua, molluschi, pesci, sale, birra, miele e zucchero.

Cosa sono le microplastiche e quanto sono pericolose?

Sono definite microplastiche le particelle di plastica con dimensioni inferiori ai 5 millimetri.

Le microplastiche presenti come inquinanti nell’ambiente destano preoccupazione poiché possono essere ingerite o agire da vettori contaminanti per l’uomo.

Le microplastiche possono infatti essere trasferite all’uomo attraverso la catena alimentare, accumularsi nel nostro organismo e provocare danni legati alla loro possibile tossicità.

In merito ai risultati emersi dalla revisione della letteratura scientifica, Marco Lambertini, direttore generale di WWF International, ha commentato che:

“Queste scoperte devono servire come sveglia per i governi. Non solo le mater, ma nessuno di noi può sfuggire al consumo di materie plastiche. Un intervento risulta ugrente ed essenziale per affrontare questa emergenza”

“Mentre la ricerca sta studiando i potenziali effetti negativi della plastica sulla salute umana, è chiaro a tutti che che siamo di fronte a un problema mondiale che può essere risolto solo affrontando la causa principale dell’inquinamento plastico. Se non vogliamo plastica nei nostri corpi, dobbiamo smettere di riversare in natura milioni di tonnellate di plastica. Per affrontare il problema dell’inquinamento da plastica, serve un’azione urgente da parte di governi, imprese e consumatori”, ha proseguito Lambertini.

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Tatiana Maselli

Photo Credit

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