Quanto grano importiamo davvero da Russia e Ucraina?

Nella corsa ai rincari da speculazione, ma anche all'allarmismo e alle fake news, i numeri ci dicono che l’approvvigionamento di questo cereale non è in pericolo

Nel 2021 sono arrivati in Italia oltre 120 milioni di chili di grano dall’Ucraina e circa 100 milioni di chili di grano dalla Russia. A riferirlo è Coldiretti che monitora la situazione sia degli approvvigionamenti che della filiera corta.

Le associazioni di categoria

Anche da Confagricoltura arrivano dati che sottolineano come il panico o le difficolta che molti oggi si trovano ad affrontare sono soprattutto legati agli aumenti delle bollette: dall’Ucraina si importano 2,6 miliardi di merci in valore. Nei primi 10 mesi del 2021 c’è stato un import di 450 milioni in valore di merci agricole, che rappresentano il 17% delle merci totali importate. Questo si traduce in 210 milioni di euro per l’olio di semi di girasole, seguito da mais con 102 milioni e da frumento duro con 23 milioni. E sottolinea Matteo Lasagna, vicepresidente dell’ente:

“L’Ucraina potrà essere strategica per il resto del mondo, ma per l’Italia è abbastanza marginale: soprattutto sul grano duro è una piccolezza”.

Dati dell’import italiano 2021

Occorre spostare l’attenzione invece sull’import di prodotti come il mais poiché, l’Ucraina è uno dei principali luoghi di provenienza del cereale.

L’Associazione nazionale cerealisti, sulla base delle rilevazioni dell’Istat, ha raccolto i dati generali dell’import italiano 2021 in materia di cereali, semi oleosi e farine proteiche: nello specifico sono diminuite nelle quantità̀ di 1.220.000 tonnellate (-5,6%) e aumentate nei valori di 996,7 milioni di Euro (+16,7%) rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.

Fisionomia italiana delle coltivazioni

La Confederazione italiana Agricoltori, ancora con i dati raccolti dall’Istat, restituisce una diapositiva dell’Italia in merito alle coltivazioni di cereali. In dieci anni, dal 2010 al 2020, il frumento duro ha la sua incidenza sul complesso delle superfici cerealicole, passando dal 36,9% al 40,3%.

Un timido incremento per il frumento tenero, che sale dal 15,8% del 2010 al 16,7% del 2020, e per l’orzo, dal 7,8% all’8,8%. Invece la coltivazione del mais, incide poco e scende dal 26,7% del 2010 al 20,1% nel 2020. Le previsioni per le colture a grano duro segnano un prospettico +5,6%, con un traino della Puglia con la maggior parte del territorio destinata alla coltivazione di questa varietà di grano con 344.300 ettari, conto i 283.870 ettari nel 2010.

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Fonti: Coldiretti; Confagricoltura; Confederazione italiana Agricoltori; Associazione Nazionale Cerealisti

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