Olio d’oliva: sta davvero per arrivare una “terrificante carenza”?

La situazione degli ulivi in Puglia, afflitti dal batterio della Xylella fastidiosa, sta preoccupando gli acquirenti d’oltreoceano che sono in allarme per una possibile scarsità delle scorte di questo bene. Ma è davvero così? Per ora, dalle ultime rilevazioni Ismea-Unaprol, emerge un incremento produttivo al Sud tale da indurre il segno positivo sull’intera produzione nazionale. A trainare la ripresa è sicuramente la Puglia, dove il +38%

L’industria dell’olio di oliva, per alcuni esperti, sta iniziando a pagare il contro di un decennio di sfide non sempre facili come la malattia degli alberi pugliesi che renderebbero instabile la produzione di questo bene di prima importanza.

Negli ultimi anni, in effetti, le oscillazioni produttive sono state segnate da eventi climatici avversi, come la siccità, e fitopatie importanti.

L’allarme dagli Stati Uniti

Inizia a serpeggiare oltreoceano lo spettro di una possibile carenza, a breve, di olio extravergine d’oliva. A lanciare l’allarme sono stati alcuni acquirenti di materie prime italiane sul suolo statunitense che hanno iniziato a parlare di futuro incerto per uno dei simboli della culture alimentare nostrana.

In questo periodo è tornato in auge un articolo pubblicato su Atlas Oscura con focus sulla salute degli ulivi pugliesi che ha offerto un excursus sulla piaga della Xylella fastidiosa.

Questo batterio sembra essere arrivato in Italia dalla Costa Rica nel 2008 e, dopo un periodo di incubazione che può durare anche due anni, si sarebbe riadattato dalla pianta del caffè sulla quale ha probabilmente viaggiato agli ulivi pugliesi, colpendo la produttività di oltre 20 milioni piante.

L’export dell’olio

Secondo i dati di ExportPlanning elaborati per Tuttofood il prodotto più esportato in assoluto verso gli Stati Uniti è l’olio, che valeva oltre 824 milioni di euro nel 2021 e che raggiugerà i 978 milioni di euro nel 2025 con una crescita del +4,4%.

Innegabile il problema con la produzione pugliese ma dai numeri generali la situazione delle esportazioni non sembra così nera. Sicuramente l’unione di fattori negativi per il commercio come il Covid-19 prima e il perdurare della guerra in Ucraina ora non aiuta questa situazione composta da incertezza, difficoltà negli approvvigionamenti, speculazioni e prezzi al rialzo ovunque.

Il mercato americano

Diversi commercianti per il mercato statunitense lamentano l’elevato costo del pomodoro in scatola così come dell’olio che poi si traduce in un conseguente aumento per gli acquirenti al dettaglio.

Questo potrebbe spingere molti a cedere a una merce simile ma dai costi inferiori. Recentemente in Virginia i funzionari locali hanno ospitato i delegati dell’azienda toscana Certified Origins che qui aprirà un centro di produzione. L’azienda, come riporta la stampa locale americana, fornisce e miscela olio extra vergine di oliva dalla Grecia, dall’Italia e dalla Spagna per produrre alcuni dei suoi marchi.

La cura alla Xylella

Intanto in Puglia si sta cercando di correre ai ripari su più fronti. Dallo scorso marzo è stato adottato un provvedimento per autorizzare gli agricoltori in possesso di piante di ulivo monumentali a prelevare le marze, il materiale di propagazione, a analizzarlo e classificarlo prima di procedere a innestare le piante. Nel frattempo sono stati sbloccati 51,5 milioni di euro per le indennità compensative in favore delle imprese agricole colpite dalla Xylella fastidiosa nel 2018 e 2019.

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Fonti: Coldiretti Puglia/TuttoFood/Nature

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