Glifosato, sì, è potenzialmente cancerogeno: la revisione degli studi lo riconferma

Una revisione sugli studi che le autorità di controllo hanno analizzato per autorizzare l'uso del glifosato, ha confermato la cancerogenicità del glifosato

Gli studi scientifici disponibili sul glifosato dimostrano la sua potenziale cancerogenicità. La conferma arriva dal tossicologo Christopher Portier, ex direttore dell’American National Toxicology Program (NTP) e professore associato presso l’Università di Maastricht, che ha condotto una revisione su tredici studi sugli effetti del controverso erbicida sui roditori.

I risultati dell’analisi di Portier, pubblicati sulla rivista Environmental Health, mostrano che il glifosato può aumentare l’insorgenza di diversi tipi di forme tumorali negli animali esposti.
La revisione di Portier ha evidenziato l’aumento di incidenza di tumori nei roditori, soprattutto a carico di tessuti molli, fegato, reni e ghiandole surrenali.

La maggior parte degli studi presi in esame dal tossicologo sono stati effettuati proprio dai produttori di glifosato e sono gli stessi che le autorità europee e americane hanno considerato per esprimere un parere sul glifosato.

Le autorità di controllo, a differenza di Portier, hanno però concluso che il glifosato non fosse cancerogeno e ne hanno autorizzato l’uso.

Poche settimane fa l’EPA, l’agenzia per la protezione ambientale degli Stati Uniti, aveva ribadito che il glifosato è sicuro e non canderogeno, se usato in modo corretto, scagionando nuovamente il pericoloso erbicida.

“Se le autorità di controllo hanno proceduto ad un’analisi completa di tutte le prove disponibili provenienti dai tredici studi sulla cancerogenicità animale, come fatto in questo caso, è difficile comprendere come siano potute giungere a conclusioni diverse da quella che indica come il glifosato sia in grado di provocare tumori negli animali da laboratorio”, ha commentato Portier.

I test portati avanti dalle autorità di norma non possono essere consultati dalla comunità scientifica. Tre anni fa, nel 2017, un gruppo di parlamentari europei era però riuscito a ottenere i dati dall’EFSA e li aveva condivisi con Portier.

A quel punto il tossicologo ha iniziato ad analizzare gli studi, senza però poter divulgare i risultati fino a marzo 2019, quando una sentenza della Corte di giustizia dell’UE gli ha consentito di sottoporre la sua revisione alle riviste scientifiche.

I risultati della revisione di Portier, ora pubblicati, confermano il parere dell’IARC, il Centro internazionale di ricerca sul cancro, che già cinque anni fa aveva classificato il glifosato come probabile cancerogeno, valutazione che non ha impedito l’autorizzazione all’uso del pesticida.

Fonti di riferimento: Environmental Health/Le Monde/IARC

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