Miele di Manuka: il Giappone vuole bloccare le importazioni dalla Nuova Zelanda dopo le tracce di glifosato rinvenute nelle analisi

Il Giappone importa grandi quantità di miele di Manuka, una delle specialità della Nuova Zelanda, ma è pronto a bloccare le spedizioni

Il Giappone importa grandi quantità di miele di Manuka, una delle specialità della Nuova Zelanda, ma è pronto a bloccare le spedizioni future se rileverà ancora il superamento dei limiti del glifosato. Intanto ha già intensificato i controlli sulle importazioni.

E’ guerra tra Nuova Zelanda e Giappone. Il Ministero della Salute, del Lavoro e del Welfare giapponese ha fatto sapere al Ministero delle industrie primarie della Nuova Zelanda che se il 5% del miele importato dovesse superare il limite di glifosato, lo rispedirà al mittente.

Cosa che il paese non può permettersi visto che lo scorso anno le esportazioni mondiali di miele di Manuka dalla Nuova Zelanda sono state pari a 490 milioni di dollari, di cui quasi $ 68 milioni inviati in Giappone. Il Ministero delle industrie primarie neozelandese sta già correndo ai ripari e ha annunciato che tutte le esportazioni di miele dirette in Giappone saranno sottoposte a test sul glifosato.

La vicenda

Il Giappone è rimasto scottato per ben due volte. Durante i controlli di routine, infatti, ha rilevato la presenza del pericoloso pesticida nel miele importato dalla Nuova Zelanda. Così sono scattati i controlli massicci che riguarderanno ogni grammo del prezioso alimento, prodotto dalle api.

Andrew Pearson, responsabile della valutazione del rischio alimentare del Ministero delle industrie primarie (MPI) e della New Zealand Food Safety, ha già cercato di rassicurare le autorità giapponesi dicendo che il miele verrà esaminato ancora prima di partire:

“L’esame deve essere effettuato in un laboratorio autorizzato a testare il glifosato in conformità con i requisiti di MPI”, ha detto Pearson. “Se i risultati dei test non verranno forniti, MPI non concederà la certificazione di esportazione per quella partita di miele”.

Nonostante il suo uso sia diffuso in tutto il mondo, il glifosato è un controverso erbicida. L’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (IARC) lo ha classificato come “probabilmente cancerogeno” per l’uomo.

Ma secondo le autorità neozelandesi, tenendo conto dei dati dello IARC i consumatori di miele non corrono alcun rischio visto che i livelli massimi previsti della Nuova Zelanda sono inferiori rispetto a quelli ritenuti pericolosi dall’Agenzia.

“Per fare un esempio del mondo reale, un bambino di cinque anni che sta consumando miele con il livello massimo di residui predefinito in Nuova Zelanda avrebbe dovuto mangiare circa 230 kg di miele ogni giorno per il resto della sua vita per raggiungere l’assunzione giornaliera accettabile  di glifosato dell’Organizzazione Mondiale della Sanità”, ha detto Pearson.

Anche i produttori tremano, temendo di perdere un’importante fetta di mercato. Il portavoce della Unique Manuka Factor Honey Association John Rawcliffe si è detto preoccupato per l’impatto che la decisione giapponese potrebbe avere sul settore.

“Siamo noti per essere puliti, verdi e puri al 100%, il nostro ambiente è ciò che fa vendere questo miele e quindi dobbiamo essere molto consapevoli e fornire effettivamente un prodotto che soddisfi queste aspettative”, ha detto Rawcliffe.

A preoccupare gli agricoltori è un altro aspetto. Le api da miele foraggiano su un’area di almeno 3 km dall’alveare, quindi essi non possono avere alcun controllo sulle terre confinanti. Ecco perché le autorità vogliono introdurre nuove linee guida e regolamentare l’uso del glifosato.

I timori legati al glifosato oltre che dal Giappone potrebbero essere sollevati anche dagli altri paese del mondo e il danno per i produttori sarebbe rilevante.

Un motivo in più per limitarne l’utilizzo.

Fonti di riferimento: RNZ, RNZ

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