Usi ChatGpt? Non immaginerai mai quanta acqua sta consumando la tua intelligenza artificiale

Il lato oscuro dell’intelligenza artificiale: il consumo di acqua. Uno studio ha stimato circa 500 millilitri ogni 10-50 risposte

Il gigante tecnologico Microsoft ha stabilito importanti data center nell’Iowa, a ovest di Des Moines, dove opera il modello ChatGpt-4 di OpenAI. Questi data center, attivi dal 2012, svolgono un ruolo cruciale nell’elaborazione delle risposte fornite da ChatGpt, e l’Iowa è stato scelto per la disponibilità di ampie porzioni di terreno, manodopera specializzata, una rete stabile di fibra ottica e l’accesso a energie rinnovabili.

L’impatto sull’occupazione è notevole, con circa 300 dipendenti a tempo pieno per Microsoft nei data center esistenti e prospettive di raddoppio nei prossimi anni. L’azienda investe anche nella comunità locale attraverso programmi che includono piantare alberi in aree urbane, lezioni di finanza e informatica per immigrati e rifugiati e la creazione di una Microsoft Datacenter Academy per formare dipendenti.

Tuttavia c’è un altro impatto che sta facendo parlare di sé e sollevando preoccupazioni: quello ambientale, in particolare in Iowa sui fiumi Raccoon e Des Moine che scorrono vicino alla capitale. Un recente studio dell’Università della California ha infatti evidenziato che l’elaborazione di intelligenze artificiali come ChatGpt-3 richiede notevoli quantità di acqua, stimando circa 500 millilitri ogni 10-50 risposte.

Questo significa che, se i 100 milioni di utenti settimanali di ChatGpt scrivessero anche solo un prompt, si potrebbe consumare da uno a cinque milioni di litri d’acqua ovvero l’equivalente di due piscine olimpioniche in una settimana.

Fondamentale trovare nuove soluzioni sostenibili

Ovviamente si tratta di stime al ribasso. Considerando i crescenti utilizzi di modelli successivi, infatti, il consumo idrico potrebbe aumentare significativamente. Nel 2027 si dovrebbe arrivare a un consumo annuale fra i 4.2 e i 6.6 miliardi di metri cubi. Già nel 2022 sia Google che Microsoft hanno registrato un aumento del consumo idrico rispettivamente del 20% e del 34%.

L’Iowa è stato scelto non solo per le sue risorse naturali idroelettriche, ma anche per il suo clima fresco che contribuisce al raffreddamento naturale dei data center. Tuttavia l’uso dell’acqua potabile per evitare che i circuiti si rompano per surriscaldamento ha dato vita a numerose perplessità in termini di approvvigionamento e impatto ambientale, poiché l’acqua sottratta al consumo umano contribuisce a una crescente domanda di risorse.

Inoltre l’espansione continua dei data center potrebbe aumentare ulteriormente la pressione sull’approvvigionamento d’acqua e sull’ambiente circostante. Questa situazione evidenzia le sfide ambientali associate alla crescente dipendenza dalle tecnologie avanzate e sottolinea la necessità di sviluppare soluzioni sostenibili per garantire che lo sviluppo tecnologico non comprometta ulteriormente l’equilibrio ambientale.

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