Il dramma dei bambini indigeni Jenu Kuruba sfrattati illegalmente dalle terre ancestrali per creare riserve di tigri

Ogni giorno, lottano per non essere sfrattati dalle loro terre ancestrali che si trasformano in riserve di tigri. Migliaia di comunità indigene sono costrette a lasciare i villaggi per ordine del governo e i loro figli non sono più liberi di vivere a contatto con la natura.

Ogni giorno, lottano per non essere sfrattati dalle loro terre ancestrali che si trasformano in riserve di tigri. Migliaia di comunità indigene sono costrette a lasciare i villaggi per ordine del governo e i loro figli non sono più liberi di vivere a contatto con la natura. “Ci hanno portato fuori dalla foresta e hanno limitato le nostre vite. Mi rattrista che i bambini debbano vivere in questo modo. Mi sento molto triste nel raccontare ai nostri figli e nipoti della vita nella foresta al passato, come fosse una vecchia storia”.

Adesso due tribù hanno scritto alle autorità statunitensi sollecitandole a non sostenere un progetto conservazionista che potrebbe comportare il loro sfratto. In India, i Jenu Kuruba (“raccoglitori di miele”), si oppongono al finanziamento, da parte dell’US Fish and Wildilife Service, di un progetto concepito per le loro terre, nello stato di Karnataka, sede della Riserva delle Tigri di Nagarhole.

Il progetto è in collaborazione con WCS India (Wildlife Conservation Society) che ha come obiettivo quello di “facilitare il trasferimento volontario, finanziato dal governo, delle famiglie che vivono all’interno della foresta verso nuove aree al di fuori della stessa”.

tribu indigene

Foto: © Survival

Ma i Jenu Kuruba vogliono rimanere nelle loro terre ancestrali che difendono in nome di Madre natura. Molti di loro sono già stati trasferiti e hanno raccontato a Survival international, l’organizzazione da sempre a fianco dei popoli indigeni, il dramma di vivere lontani. Uno di loro ha parlato di “una specie di tortura”.

“Una volta, i nostri bambini erano indipendenti e liberi. L’intera comunità era loro insegnante” ha dichiarato a Survival Gurumala, un uomo Jenu Kuruba sfrattato circa 30 anni fa da una vicina riserva delle tigri. “Dopo l’arrivo del governo, abbiamo perso tanto. Ci hanno portato fuori dalla foresta e hanno limitato le nostre vite. Adesso i nostri bambini non sono più liberi. Mi rattrista che debbano vivere in questo modo. Mi sento molto triste nel raccontare ai nostri figli e nipoti della vita nella foresta al passato, come fosse una vecchia storia”.

Ne parliamo spesso, nel nome della conservazione, nelle riserve delle tigri vengono distrutte le vite di centinaia di migliaia di indigeni, soprattutto quelle dei bambini che perdono l’identità e il contatto con la loro cultura finendo poi nelle cosiddette scuole per assimilazione, una sorta di ghetto che ha come obiettivo quello di soggiogare i più piccoli e trasformare il loro modo di essere.  Il governo indiano li sfratta dalle loro terre e li accusa di essere un pericolo per la conservazione delle tigri, ma dimentica che questi animali sono venerati e in molte zone in cui le tribù sono rimaste, il numero dei felini è addirittura aumentato. Il tutto succede nonostante la legge indiana protegga il diritto dei popoli tribali a rimanere nelle terre. Gli indigeni per paura di essere torturati, picchiati e uccisi scappano.

Le ricerche di Survival hanno classificato i “trasferimenti volontari” come sfratti forzati, e pertanto illegali sia secondo la legge indiana sia secondo quella internazionale.

La lettera dei Jenu Kuruba giunge a qualche settimana dall’inizio delle indagini della House Committee on Natural Resources del governo USA sul ruolo giocato da WCS in merito ai contributi per la conservazione collegati ad abusi dei diritti umani.

“Per molto tempo, i popoli indigeni sono stati ritenuti ‘usa e getta’ o semplicemente un fastidio per le grandi ONG della conservazione che volevano cacciarli dalla loro terra.I governi non dovrebbero finanziare il furto illegale di terra e le ONG per la conservazione devono imparare a trattare le persone con rispetto”, chiosa Stephen Corry, direttore generale di Survival International.

Cosa puoi fare tu, petizione

Si legge nella petizione:

Centinaia di migliaia di indigeni dentro e nelle vicinanze delle riserve delle tigri in India rischiano di essere sfrattati illegalmente dalle loro terre ancestrali nel nome della conservazione. Rischiano arresti, pestaggi e torture per mano dei guardaparco – orribilmente, ad alcune persone hanno addirittura sparato a vista.Mentre sono costretti a lasciare le loro terre con la violenza, per i facoltosi turisti le porte restano aperte. Ecco perché è importante impegnarsi a non visitare alcuna riserva delle tigri in India fino a quando l’autorità indiana per la protezione della tigre non revocherà ‘la sua ordinanza illegale e pericolosa e rispetterà i diritti delle tribù a vivere nelle loro foreste e a proteggerle.

FIRMA QUI LA PETIZIONE

Leggi anche:

Condividi su Whatsapp Condividi su Linkedin
Iscriviti alla newsletter settimanale
Seguici su Facebook