Carbon footprint “a la carte”: sul menù compare l’impronta carbonica

Calorie, ingredienti , provenienze … ormai sul menù del ristoranti, oltre ai prezzi, si trovano sempre maggiori informazioni per farci scegliere in maniera più consapevole quello che mangiamo. Ora per la prima volta in assoluto dalla catena di ristoranti Otarian a New York o a Londra possiamo trovare una nuova indicazione: il Carbon Footprint o Impronta Carbonica del piatto che stiamo per ordinare.

Calorie, ingredienti , provenienze … ormai sul menù del ristoranti, oltre ai prezzi, si trovano sempre maggiori informazioni per farci scegliere in maniera più consapevole quello che mangiamo. Ora per la prima volta in assoluto dalla catena di ristoranti Otarian a New York o a Londra possiamo trovare una nuova indicazione: il Carbon Footprint o Impronta Carbonica del piatto che stiamo per ordinare.

Infatti proprio questa catena internazionale di ristoranti vegetariani è la prima al mondo ad indicare sui menù la quantità di C02 emessa in atmosfera per la creazione dei suoi cibi.

La finalità è quella di spingere i clienti a pensare all’impatto delle loro scelte alimentari sul pianeta e a comprendere i benefici ambientali della riduzione del consumo di carne. Infatti per ogni proposta (vegetariana) del menù di Otarian il cliente potrà conoscere la sua impronta carbonica, l’impronta carbonica di un piatto simile, ma a base di carne, e la differenza tra le due. Ad esempio ogni volta che si ordina uno dei panini proposti si può “risparmiare” oltre un kg di C02 rispetto alla scelta di concedersi uno snack a base di carne.

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La proprietaria della catena di ristoranti, Radika Oswal, afferma in proposito: “ Se la scelta di un piatto vegetariano può ridurre di un chilo le emissioni di gas serra, o permetterci di risparmiare un litro d’acqua o di carburante, il risultato complessivo di tutte le nostre scelte può sicuramente fare molto per aiutare il pianeta”.

La definizione del valore del carbon footprint di ogni alimento del menù è stata effettuata dalla società di consulenza inglese Sustain in collaborazione con Eat England, società specializzata nello sviluppo di progetti sull’alimentazione sostenibile.

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Per definire il valore complessivo della carbon footprint di ogni pietanza,queste organizzazioni hanno analizzato le2“> emissioni di C02 generate nelle varie fasi necessarie alla preparazione dei cibi presenti nel menù di Otarian: dalla raccolta delle materie prime, al trasporto, alla preparazione, alla cottura fino alla presentazione sul nostro tavolo.

Ma quella di inserire l’indicazione dell’impronta carbonica per ogni piatto è solo l’ultima delle soluzioni della catena Otarian per aumentare la sostenibilità del settore della ristorazione; altri elementi importanti sono la scelta di ingredienti locali a km 0, il packaging degli alimenti è riciclabile e compostabile, ristoranti realizzati secondo i principi della bioarchitettura e un tasso complessivo di riciclo pari al 98%.

La scelta della catena Otarian si affianca a quella di molte aziende alimentari o della grande distribuzione che hanno inserito o si stanno organizzando per inserire etichette relative alle emissioni di C02 sulle confezioni dei loro prodotti, ma serve anche per ricordarci che tutte le piccole azioni quotidiane di ciascuno di noi, come ad esempio scegliere un piatto al ristorante, possono influire sulla salute futura della nostra terra.

Paola Valeri

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