Latte artificiale, bocciate 15 marche su 15: troppi contaminanti tossici dell’olio di palma

L'associazione dei consumatori ha esaminato 15 formule per neonati scoprendo che i contaminanti erano presenti in tutte le tipologie

Ancora 3-MCPD nel latte artificiale. Questo contaminante tossico, che si sviluppa a causa dei trattamenti a cui è sottoposto l’olio di palma, è stato rilevato in tutti i marchi di latte in formula testati dall’Hong Kong Consumer Council. L’associazione dei consumatori ha esaminato 15 formule per neonati scoprendo che era presente in tutte le tipologie.

Il latte artificiale è di nuovo sotto accusa. Questa volta a puntare il dito contro le cosiddette formule è stato l’Hong Kong Consumer Council che ha voluto scoprire cosa contenessero davvero 15 tipi di latte diverso, i cui nomi però non sono stati resi noti. Secondo il test del Consumer Council, tutti contenevano il contaminante 3-monocloro-1,2-propanodiolo (3- MCPD).

E non è il primo studio ad averne accertata la presenza nel latte per neonati.

Questa volta, il test è andato alla ricerca di metalli pesanti, ftalati, contaminanti, microrganismi, esaminando anche i 34 nutrienti presenti nel latte e facendo un controllo sull’accuratezza dell’etichettatura del prodotto.

3-MCPD rilevato in tutti i marchi

Purtroppo le peggiori notizie arrivano dall‘3-MCPD, trovato in tutte le 15 tipologie di latte in formula esaminate in quantità variabili da 13 a 120ug/kg. Prendendo come esempio un bambino di un mese di peso di 4,3 kg, la dose giornaliera massima tollerabile fissata dal JECFA è di 17.2ug mentre lo standard stabilito dall’EFSA è più rigoroso ed è pari a soli 8.6ug.

Considerando il latte con il livello più alto di 3-MCPD, il contenuto è 120ug/kg. Se un neonato venisse nutrito secondo la quantità raccomandata sull’etichetta, consumerebbe 106 g di latte artificiale, con un’assunzione di 3-MCPD superiore alle dosi massime indicate dall’EFSA. Per i neonati alimentati solo con latte artificiale, il rischio per la salute è maggiore.

Secondo i rapporti pubblicati dal Comitato congiunto di esperti FAO/OMS sugli additivi alimentari (JECFA) e dall’EFSA, il consumo giornaliero eccessivo di 3-MCPD per un periodo prolungato influenzerebbe negativamente le funzioni renali e il sistema riproduttivo maschile.

Pericolo glicidiolo

Negli ultimi anni, 3-MCPD e una sostanza cancerogena genotossica chiamata glicidolo sono stati trovati in alimenti come l’olio di palma e latte artificiale. Si formano durante l’affinamento ad alta temperatura del grasso vegetale.

Il glicidolo è classificato come cancerogeno genotossico ed è presente negli alimenti ma è stato trovato in 9 tipi di latte, in quantità comprese tra 1,1 e 29ug / kg, in questo caso tutti inferiori al livello massimo dell’UE (50ug  kg).

Anche se il latte materno è riconosciuto a livello internazionale come la fonte ideale di nutrimento per i neonati con una composizione nutrizionale adatta a garantire l’equilibrio ottimale per la crescita e lo sviluppo, alcune mamme per necessità o per scelta decidono di ricorrere al latte artificiale come unica fonte di nutrimento per i neonati. Pertanto, è fondamentale garantirne la qualità e la sicurezza.

 

“Il latte artificiale non è solo un normale prodotto, ma un importante alimento che influisce sulla salute e sul benessere a lungo termine dei bambini. Al momento, non esiste una regolamentazione specifica a Hong Kong per regolare il contenuto di 3-MCPDE e GE nel latte artificiale per neonati. Per migliorare la sicurezza del latte artificiale, il Consiglio ritiene che il governo dovrebbe monitorare da vicino gli sviluppi internazionali” si legge nel comunicato ufficiale.

Non conformità di 6 tipi di latte ai nutrienti in etichetta

Il test ha esaminato anche il contenuto di nutrienti effettivo di ciascun latte confrontandolo con quanto riportato nelle etichette. Sebbene il contenuto energetico e nutritivo di tutti i marchi rientrasse nell’intervallo stabilito dalle leggi, è stato riscontrato che alcuni nutrienti di 6 tipi di latte presentavano discrepanze che superavano il limite di tolleranza. E ciò non era legato al prezzo, anzi. Il latte caratterizzato dal costo maggiore presentava una quantità di vitamina A inferiore del 21,9% rispetto al valore dichiarato.

L’etichetta di un altro modello affermava che conteneva 3.000ug di vitamina B3 per 100 g, ma il risultato del test mostrava che ne conteneva solo 2.580ug, il 14% in meno rispetto al valore dichiarato. Inoltre, i contenuti di vitamina B3, iodio, selenio, rame, colina, mio-inositolo e L-carnitina di un altro tipo di latte erano tutti inferiori al valore etichettato e le differenze erano -2,6% (vitamina B3), -13,9% (iodio), -14% (selenio), -11% (rame), -20,7% (colina), -5% (mio-inositolo) e -39,5% (L-carnitina).

“Ricevere accurate informazioni nutrizionali è un diritto fondamentale dei consumatori. I risultati dei test indicano chiaramente che c’è spazio per migliorare la produzione di questi alimenti”.

Fonti di riferimento: Hong Kong Consumer Council

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