Il Coronavirus aggrava il dramma dei 460mila bambini rifugiati Rohingya a tre anni dalla persecuzione

Il Covid-19 sconvolge la vita di oltre 460.000 bambini rifugiati Rohingya che vivono nel distretto di Cox's Bazar.

Sin da piccoli sono stati abituati a vedersi puntato un fucile in faccia, a trattenere le lacrime mentre le loro madri venivano stuprate e i loro padri bruciati vivi. Con la pandemia di coronavirus, centinaia di bambini e adolescenti Rohingya che vivono nei campi profughi, continuano a vivere un dramma nel dramma.

Sono passati tre lunghi anni da quando intere famiglie sono state costrette a fuggire dalle violenze e dalle persecuzioni in Myanmar, ma i bambini e gli adolescenti che sono nel distretto di Cox ‘Bazar in Bangladesh adesso devo fare i conti anche con il Covid-19. E quando si vive in una baracca, in un campo profughi, senza poter rispettare alcuna norma igienica né distanziamento sociale, contenere un’emergenza sanitaria è davvero difficile.

Il Covid-19 sta sconvolgendo la vita di 460mila bambini Rohingya e non solo dal punto di vista della salute. Le strutture scolastiche nei campi sono state chiuse da marzo, come nel resto del paese. Circa 315mila bambini e adolescenti non hanno più alcuna forma di istruzione. La maggior parte delle famiglie non sa leggere e scrivere e non può fornire nessun tipo di supporto.

“I bambini rifugiati Rohingya hanno bisogno di opportunità per sviluppare conoscenze e abilità per il loro futuro. Solo questo potrà contribuire alla pace e alla stabilità”, ha affermato Jean Gough, direttore regionale UNICEF per l’Asia meridionale.

Come dicevamo, i rifugiati vivono in baracche fatte di bambù e teloni, dove c’è un alto rischio di diffusione di malattie infettive come il coronavirus. Una situazione che si va ad aggiungere a uno scenario disastroso. In Myanmar, la maggior parte dei Rohingya non ha identità o cittadinanza legale e l’apolidia rimane una preoccupazione significativa. I bambini nello Stato di Rakhine sono circondati dalla violenza, dagli sfollamenti forzati e dalle restrizioni alla libertà di movimento.

Alla base c’è il crescente conflitto tra le forze armate del Myanmar e l’esercito di Arakan, che sta colpendo tutti i bambini nello stato. Fino a quando non saranno garantite sicurezza, cittadinanza, libera circolazione, salute e istruzione, le famiglie rimangono bloccati come rifugiati o sfollati interni che vivono in condizioni di sovraffollamento e talvolta pericolose.

“I bambini più grandi e gli adolescenti che sono privati ​​delle opportunità di imparare o di guadagnarsi da vivere corrono il rischio reale di diventare una “generazione perduta preda pronta dei trafficanti e di coloro che li sfrutterebbero per fini politici o di altro tipo”, dice l’UNICEF.

Le ragazze e le donne corrono un rischio particolare di subire violenze sessuali e di altro genere, comprese quelle di essere costrette a sposarsi prematuramente e di non poter più andare a scuola.

Fonte: Unicef

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