Cobalto insanguinato: bambini sepolti vivi o rimasti paralizzati, class action contro Apple, Google, Microsoft e Tesla

Quattordici famiglie congolesi accusano le grandi società tecnologiche del mondo di aver causato morte e mutilazioni ai bambini sfruttati nelle miniere

Quattordici famiglie congolesi hanno fatto causa alle aziende che estraggono cobalto nel paese, tra cui Apple, Microsoft, Dell, Google e Tesla, per aver provocato la morte e gravi lesioni ai loro figli sfruttati nelle miniere.

Alcuni bambini sono infatti rimasti uccisi sepolti vivi in seguito a un crollo di un tunnel, mentre altri sono rimasti paralizzati o hanno riportato ferite gravissime, che hanno cambiato la loro vita per sempre.

Negli ultimi anni la domanda di cobalto è sensibilmente aumentata per la produzione di batterie al litio ricaricabili utilizzate per smatphone e laptopi e per far funzionare le automobili elettriche.

Negli ultimi cinque anni la richiesta di questo minerale è triplicata e, stando alle previsioni, potrebbe raddoppiare ulteriormente entro la fine del prossimo anno.

Oltre il 60% del cobalto viene estratto nelle miniere della Repubblica democratica del Congo ed è collegato a violazioni dei diritti umani, corruzione, distruzione ambientale e sfruttamento del lavoro minorile.

Le famiglie dei bambini impiegati illegalmente nelle miniere congolesi hanno intentato causa contro le più grandi aziende tecnologiche del mondo lo scorso 15 dicembre, per chiedere danni per il lavoro forzato dei minori e un risarcimento per arricchimento illecito, negligenza e per aver inflitto intenzionalmente disagio emotivo ai bambini.

Tra le società coinvolte Dell, Microsoft, Apple, Google e Tesla, chiamate in causa dall’organizzazione per i diritti umani International Rights Advocates per conto di 14 genitori congolesi.

L’accusa per le società tecnologiche è di aver favorito le compagnie minerarie e contribuito alla morte dei bambini e alle lesioni gravi riportate dai sopravvissuti.

I bambini sono infatti stati costretti dall’estrema povertà a lavorare illegalmente e in condizioni pericolose per le compagnie minerarie, per le quali estraevano cobalto, trasportando pesantissimi sacchi e strisciando nei tunnel per meno di un dollaro al giorno.

Molti bambini lavoravano per la società britannica Glencore e per la cinese Zhejiang Huayou Cobalt, che estraggono cobalto nelle miniere della Repubblica del Congo per poi rivenderlo ad Apple, Microsoft, Dell, Google e Tesla.

Secondo i querelanti, le compagnie erano perfettamente a conoscenza del fatto che l’estrazione del cobalto fosse legato al lavoro minorile e delle condizioni di lavoro pericolose, ma che non abbiano fatto nulla poiché ricevevano un significativo vantaggio economico nello sfruttare i minori per l’estrazione.

Apple, Dell, Microsoft, Google e Tesla hanno autorità e risorse per sorvegliare e regolare le loro catene di approvvigionamento di cobalto e non averlo fatto ha contribuito alle morti e alle lesioni subite dai piccoli lavoratori.

Per questi motivi, le società tecnologiche coinvolte devono essere ritenute complici del lavoro forzato dei bambini, della loro morte e delle mutilazioni subite.

In seguito alle accuse, Microsoft, Google e Tesla per il momento non hanno risposto alle richieste di un commento, mentre un portavoce di Glencore ha dichiarato di rispettare i diritti umani e di non tollerare “alcuna forma di lavoro minorile, forzato o obbligatorio.”

Apple sostiene di essere ”profondamente impegnata nell’approvvigionamento responsabile dei materiali destinati ai nostri prodotti”.

“Nel 2014, siamo stati i primi a iniziare a mappare la nostra catena di approvvigionamento di cobalto al livello delle miniere e dal 2016 abbiamo pubblicato un elenco completo dei nostri raffinatori di cobalto identificati ogni anno, il 100% dei quali partecipa a audit indipendenti di terzi. Se un raffinatore non è in grado o non è disposto a soddisfare i nostri standard, verrà rimosso dalla nostra catena di fornitura. Nel 2019 abbiamo rimosso sei raffinerie di cobalto”, ha dichiarato Apple.

Anche Dell ha negato di essere a conoscenza delle condizioni di lavoro dei bambini e di essere coinvolta.

“Dell Technologies è impegnata nella fornitura responsabile di minerali, che include il rispetto dei diritti umani dei lavoratori a qualsiasi livello della nostra catena di approvvigionamento e il loro trattamento con dignità e rispetto.
Non abbiamo mai fornito consapevolmente operazioni utilizzando qualsiasi forma di lavoro involontario, pratiche di reclutamento fraudolento o lavoro minorile”.

Si stima che la durata media di uno smartphone in Europa sia di circa 3 anni: sempre più spesso sostituiamo i nostri telefoni ancora funzionanti attirati da offerte vantaggiose e tecnologie all’avanguardia.
Per evitare di contribuire allo sfruttamento dei bambini e dei lavoratori nelle miniere possiamo impegnarci ad acquistare un nuovo smartphone o un computer portatile solo quando è indispensabile e di ricorrere quando possibile al mercato dell’usato o all’acquisto di dispositivi tecnologici rigenerati.

A volte acquistiamo un nuovo modello di cellulare o laptop proprio perché è la batteria a non funzionare più: in questo caso, seguiamo i consigli degli esperti per ricaricare in modo corretto i nostri dispositivi e assicurare così una lunga vita alle batterie al litio.

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Foto cover: Siddharth Kara

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