Agriasili: l’asilo ora lo trovi in campagna

Si cominciano a diffondere gli agri-asilo, nidi all'interno di aziende agricole

Abitate in campagna e state cercando un posto dove poter lasciare i vostri bimbi mentre siete a lavoro? Volete che i vostri figli crescano e giochino all’aria aperta? Non trovate posto negli asili affollati delle grandi città? Allora gli agriasili sono ciò che fa per voi.

Da qualche anno, infatti, dopo il primo fortunato progetto promosso dalla Coldiretti di Torino, stanno nascendo un po’ in tutta Italia queste piccole realtà per l’infanzia che fanno bene alle famiglie e agli agricoltori. Gli agriasili sono dei veri e propri nidi attrezzati all’interno di fattorie e aziende agricole: un modo per aiutare chi vive in campagna nella ricerca di un luogo dove poter lasciare i figli mentre si lavora, ma anche un’occasione per chi invece vive in città di far godere almeno ai propri piccoli le gioie della natura.

Il primo agriasilo nasce a Chivasso, in provincia di Torino, presso l’azienda La Piemontesina. L’idea è un successo: accolta con favore dalle famiglie, dà vita a nuove esperienze anche in Veneto, Toscana ed Emilia-Romagna.

L’agri-asilo, insomma, piace a tutti. Perché permette ai bambini di vivere all’aria aperta, mangiare cibi sani e genuini, imparare a rispettare l’ambiente e i cicli della natura, conoscere da vicino animali e lavori spesso, purtroppo, sconosciuti a chi vive in città. Una valida alternativa “bio” ai servizi per l’infanzia delle città.

Ma non è tutto: l’agri-asilo è anche una concreta opportunità per tutta quella imprenditoria agricola femminile che, grazie a questi progetti, può trasformare la propria attività in qualcosa di nuovo e utile a molte famiglie. Così come le fattorie didattiche, ormai presenti in ogni parte d’Italia, gli agriasilo sono infatti la dimostrazione tangibile di come l’agricoltura possa diventare “socialmente utile” e aiutare a non perdere quel patrimonio di tradizioni e memorie legate alla campagna.

E quale miglior modo se non partire dai piccoli consumatori di domani?

Eleonora Cresci

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