La strage dei bambini siriani di cui nessuno parla

I bambini da salvare dallo scontro in Siria sono almeno 35mila. Vittime innocenti delle battaglie per il controllo delle città

A pagare le conseguenze sono soprattutto loro: i bambini siriani, vittime innocenti di una guerra crudele e senza fine.

Costretti a vivere tra le macerie, senza cibo e senza acqua per intere giornate, le loro sono storie di un’infanzia negata e di un futuro incerto. Perché tutti si commuovono davanti ai loro grandi occhi tristi, ma nessuno Stato, ad oggi, ha messo in campo strategie risolutive per arginare una situazione ormai alla deriva.

Negli ultimi giorni, la coalizione Usa ha bombardato i dintorni della città di Manbij, a 80km da Aleppo. E secondo l’Unicef sarebbero almeno 20 i bambini rimasti uccisi, un numero destinato a crescere in un conflitto che, in cinque anni, ha provocato la morte di oltre 470mila persone.

Perché nessuno parla di questi bambini? La notizia è stata data da pochissimi organi di informazione, mentre ieri in tanti hanno pubblicato l’appello dei piccoli siriani che, con i disegni dei Pokemon in mano, chiedevano a tutta la comunità internazionale di essere trovati e salvati.

Il profilo da cui sono state pubblicate è quello dell’organo di comunicazione delle forze rivoluzionarie siriane. Una richiesta d’aiuto per attirare l’attenzione sulle vittime della guerra.

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Secondo l’Unicef, i bambini da salvare dallo scontro in Siria sono almeno 35mila. Sono intrappolati nei pressi del confine turco e vittime innocenti di una battaglia per il controllo della città, assediata dalle milizie curde supportate dai raid aerei della coalizione internazionale.

Solo nell’ultimo mese e mezzo, per il Fondo delle Nazioni Unite per l’Infanzia, sarebbero 2300 i civili morti e scambiati erroneamente per terroristi dell’Isis.

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Tra loro ci sono donne e bambini che vivono ogni giorno nella paura, senza cibo e senza acqua.

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L’allarme lanciato dall’Unicef, infatti, non riguarda solo le vittime dirette, ma anche quelle indirette: tutte quelle persone che muoiono per eventi traumatici legati ai bombardamenti o agli scontri tra milizie. Il numero esatto delle vittime viene difficilmente alla luce, dato che molti spesso rimangono sepolti sotto le macerie delle case di argilla e mattoni.

“Siamo probabilmente di fronte alla più ingente perdita di vite umane in un’operazione della coalizione Usa in Siria. Occorre un’indagine immediata, indipendente e trasparente per determinare cosa è accaduto e chi sono i responsabili, affinché questi ultimi siano sottoposti a processo e le famiglie delle vittime ottengano pieno risarcimento. È inoltre indispensabile che la coalizione a guida Usa raddoppi gli sforzi per evitare ulteriori perdite di vite umane”, ha dichiarato Magdalena Mughrabi, vicedirettrice ad interim del programma Medio Oriente e Africa del Nord di Amnesty International.

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Ma nel conflitto siriano anche l’aviazione russa, schierata a favore del regime di Bashar al-Assad, non ha risparmiato vittime che si uniscono a tutte le altre. L’Osservatorio Siriano per i Diritti Umani denuncia in generale, oltre 7mila morti negli scontri tra ribelli.

“Amnesty International sta riesaminando tutte le informazioni disponibili su decine di attacchi attribuiti alla coalizione a guida Usa da questa sempre smentiti nei quali sarebbero stati uccisi numerosi civili. Ciò che è purtroppo certo è che da quando nel settembre 2014 la coalizione a guida Usa ha avviato le sue operazioni militari in Siria, gli attacchi aerei hanno ucciso centinaia di civili”.

Dominella Trunfio

Foto credit: Muhammad Hamed/Reuters

Foto copertina

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