Nipah: sintomi, focolai e come si trasmette il nuovo virus che fa paura

Preoccupa il virus Nipah, con un tasso di mortalità fino al 75%, come nuovo virus che potrebbe scatenare in futuro una pandemia

Siamo ancora in piena pandemia di coronavirus e già gli esperti si iniziano ad interrogare su quanto potrà avvenire in futuro. Un nuovo report avvisa che uno dei rischi più gravi è rappresentato dal virus Nipah.

Forse avrete già sentito parlare del Nipah, un virus che preoccupa particolarmente in quanto ha un tasso di mortalità che può arrivare fino al 75%. E, secondo alcuni esperti, una futura eventuale pandemia potrebbe essere causata proprio da questo virus.

A dirlo è un nuovo rapporto della Access to Medicine Foundation.

“Il virus Nipah è un’altra malattia infettiva emergente che causa grande preoccupazione. Potrebbe esplodere in qualsiasi momento. La prossima pandemia potrebbe essere un’infezione resistente ai farmaci” ha dichiarato al Guardian Jayasree K Iyer, direttore esecutivo della Access to Medicine Foundation.

Il rapporto 2021 sull’indice di accesso alla medicina, esamina le azioni di 20 delle principali aziende farmaceutiche mondiali per rendere più accessibili i farmaci, i vaccini e la diagnostica. Questo evidenzia, come è facile immaginare, che la ricerca e lo sviluppo per Covid-19 sono aumentati nell’ultimo anno, ma anche che, finora, i rischi di altre pandemie non sono stati affrontati.

Tra queste appunto una possibile epidemia di Nipah.

Virus Nipah, come si trasmette e sintomi

Si tratta di un virus raro e diffuso dai pipistrelli della frutta. Secondo l’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) può essere trasmesso dagli animali alle persone, attraverso alimenti e prodotti contaminati ma anche da persona a persona.

Questo virus può causare sintomi simil-influenzali ma anche danni cerebrali. Quando una persona lo contrae può essere asintomatica o manifestare sintomi da lievi a mortali.

L’OMS ha elencato i seguenti come possibili sintomi:

  • Febbre
  • Mal di testa
  • Mialgia
  • Vomito
  • Gola infiammata

“Questo può essere seguito da vertigini, sonnolenza, coscienza alterata e segni neurologici che indicano l’encefalite acuta” scrive l’OMS.

Alcune persone possono anche sperimentare polmonite atipica e gravi problemi respiratori. Encefalite e convulsioni si verificano nei casi gravi, progredendo fino al coma entro 24-48 ore.

Il periodo di intubazione può variare da 4 a 14 giorni, ma secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità sono stati registrati anche periodi più lunghi, fino a 45 giorni.

Nonostante il tasso di mortalità si aggiri intorno al 40-75%, “la maggior parte delle persone si riprende completamente“, secondo l’OMS. Il tasso di mortalità può variare e dipende dalla “sorveglianza e dalla gestione clinica nelle aree colpite“.

Come si cura?

Non ci sono farmaci o vaccini che prendono di mira l’infezione da virus Nipah. Il trattamento principale per gli esseri umani è la terapia di supporto.

Vi è poi il problema della diagnosi difficoltosa. Segni e sintomi iniziali dell’infezione da virus Nipah, infatti, non sono specifici e la sua presenza spesso non viene inizialmente sospettata. Ciò può ostacolare una diagnosi accurata e impedire quindi di bloccare sul nascere nuovi focolai.

Focolai di Nipah

Un’epidemia del virus Nipah si è verificata nello stato meridionale indiano del Kerala nel 2018 causando 17 vittime. All’epoca, paesi come l’Arabia Saudita e gli Emirati Arabi Uniti avevano temporaneamente vietato le importazioni di frutta e verdura congelate e trasformate dal Kerala propria a causa di questo focolaio.

Il primo focolaio, però, secondo l’OMS è avvenuto in Malesia e ha colpito Singapore nel 1999. Lo stretto contatto con i maiali infetti è stata la probabile causa, sostiene il CDC americano e l’OMS. Si ritiene che il ceppo identificato nel primo focolaio si sia diffuso dai pipistrelli ai maiali e infine alle persone.

“Le persone che hanno lavorato a stretto contatto con i suini infetti hanno iniziato ad ammalarsi –  riferisce il CDC, aggiungendo che – in quell’epidemia non sono stati segnalati [casi] da persona a persona”.

Nelle successive epidemie, in Bangladesh e in India, il consumo di frutta o prodotti a base di frutta (come il succo di palma da dattero crudo) contaminati da urina o saliva dipipistrelli della frutta è stata invece la fonte più probabile di infezione.

Fonti: OMS /Access to Medicine Foundation / CDCThe Guardian

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