I farmaci ace-inibitori per la pressione alta aumenterebbero il rischio di tumore ai polmoni

Le pillole comunemente usate per abbassare la pressione sanguigna potrebbero aumentare il rischio di sviluppare un tumore ai polmoni.

Le pillole comunemente usate per abbassare la pressione sanguigna, come il ramipril, potrebbero aumentare del 14% il rischio di sviluppare un tumore ai polmoni

I cosiddetti ace-inibitori, se presi a lungo, potrebbero produrre un grave effetto, quello di sviluppare un cancro al polmone. Un rischio che dal 14% potrebbe passare al 31% se quei medicinali si usano per 10 anni.

È quanto emerge da uno studio del Dipartimento di Epidemiologia, Biostatistica e Salute del lavoro dell’Università McGill di Montreal, in Canada, che, in collaborazione con il Jewish General Hospital e l’Università di Toronto, hanno scoperto che potrebbe scaturire una pericolosa associazione tra cancro al polmone e assunzione di farmaci ace-inibitori (“ace” sta per “Angiotensin Converting Enzyme”, ad indicare gli inibitori dell’enzima di conversione dell’angiotensina). Ma i rapporti causa-effetto sono ancora da dimostrare.

Sotto la lente di ingrandimento i farmaci antipertensivi più frequentemente ordinati nelle terapie di controllo della pressione arteriosa, come il ramipril, che solo nel 2017 è stato prescritto oltre 27 milioni di volte solo nel Regno Unito, mentre negli USA si registrano circa 163 milioni di prescrizioni ogni anno.

Lo studio

I ricercatori hanno condotto un’analisi statistica sui dati di quasi un milione di persone inglesi, tutte trattate con ace-inibitori tra il 1° gennaio 1995 e il 31 dicembre del 2015. Tutti avevano un’età superiore ai 18 anni e non avevano una storia di cancro alle spalle.

Nel periodo di follow-up i medici hanno diagnosticato 8mila casi di cancro al polmone e, incrociando tutti i dati e isolando i fattori di rischio normalmente associati a questo tipo di tumore, Laurent Azoulay, coordinatore dello studio, ha osservato che gli ace-inibitori erano legati a un aumento del rischio proprio del cancro del polmone del 14% rispetto ad altri farmaci ipotensivi. Nei pazienti che assumevano gli ace-inibitori da un decennio anni l’aumento del rischio era addirittura del 31%.

Il motivo starebbe nel fatto che sono proprio gli ace-inibitori a favorire l’accumulo di sostanze chimiche nel tessuto polmonare, come la bradichinina – associata allo sviluppo del cancro al polmone.

C’è allora davvero da preoccuparsi? Ci vanno cauti i ricercatori, che in ogni caso sottolineano che il loro è un semplice studio di osservazione che non ha posto in evidenza alcun rapporto di causa-effetto tra farmaci e cancro. Inoltre, osservano che i benefici in termini di sopravvivenza dovuti all’uso degli ace-inibitori rimangono superiori rispetto a un eventuale rischio di cancro al polmone per il singolo paziente, di conseguenza se il medico li prescrive vanno assunti tranquillamente.

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Germana Carillo

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