Lo smog fa male al cuore e aggrava il rischio di morire di infarto

Il rischio di morire per infarto può essere aggravato a causa dell'inquinamento atmosferico

Lo smog fa male al cuore. Il rischio di morire per infarto può essere aggravato a causa dell’inquinamento atmosferico. Lo smog non contribuisce unicamente a peggiorare la qualità ambientale delle nostre città e delle zone urbanizzate del pianeta, ma incide sulla nostra salute, aumentando il pericolo di morte dovuta a sindrome coronarica acuta ed arresto cardiaco.

I ricercatori si sono occupati di affrontare il legame tra infarto e patologie cardiache nel corso dello studio che porta il titolo di “Long-term exposure to air pollution is associated with survival following acute coronary syndrome”. La ricerca in merito è stata condotta da parte degli esperti del Department of Social and Environmental Health Research della London School of Hygiene and Tropical Medicin e del MRC-HPA Centre for Environment and Health del King’s College di Londra.

Lo scopo dello studio è stato incentrato sulla determinazione del possibile legame tra esposizione all’inquinamento dell’aria a lungo termine ed incidenza della stessa su pazienti colpiti da sindrome coronarica acuta. In merito sono stati analizzati i dati relativi ad oltre 154 mila pazienti sopravvissuti ad attacco cardiaco tra il 2004 ed il 2007.

Ciò ha permesso ai ricercatori di indicare l’esposizione all’inquinamento atmosferico come un fattore determinante riguardo alle possibilità di sopravvivenza dei pazienti o, prendendo in considerazione il rovescio della medaglia, per quanto concerne il loro decesso. La sopravvivenza dei pazienti, valutata per l’anno 2010, è stata posta in correlazione alla concentrazione di particolato nell’atmosfera, con riferimento al PM2.5 (particolato dal diametro non superiore ai 2,5 micrometri).

La notizia è stata resa pubblica da parte della European Society Of Cardiology, che ha indicato lo studio londinese come il più ampio contributo posto in essere fino a questo momento al fine di investigare il legame tra inquinamento atmosferico e sopravvivenza dei pazienti a seguito di sindrome coronarica acuta legata all’infarto, definita come la manifestazione clinica più grave della malattia aterosclerotica delle coronarie.

Ad un aumento di 10 microgrammi per metro cubo di PM2.5 è stato ricondotto da parte degli esperti un incremento del 20% del tasso di morte dei pazienti colpiti da sindrome coronarica acuta. Nello stesso tempo, la mortalità cardiovascolare, a parere dei ricercatori, può essere ridotta proprio grazie ad una diminuzione dell’inquinamento atmosferico delle aree urbanizzate. La lotta all’inquinamento rappresenta dunque un importante fattore di prevenzione nei confronti delle patologie cardiache e dovrebbe essere condotta con maggior rigore anche grazie al contributo di cittadini consapevoli dei rischi legati allo smog.

Marta Albè

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