Sembra impossibile, eppure alcuni professionisti senza titoli potranno continuare a lavorare nel settore sanitario in maniera regolare grazie ad un emendamento alla legge 42/99 approvato in Senato. Scopriamo meglio di cosa si tratta e tutti i dettagli.
Nella manovra finanziaria il comma 283 bis, emendamento portato avanti dai 5 stelle, ha modificato di fatto la legge 42/99 stabilendo che anche coloro che non hanno titolo abilitante per essere iscritti all’albo della propria professione sanitaria ma che hanno comunque esercitato (ad esempio ostetriche, fisioterapisti, tecnici di laboratorio e logopedisti) potranno continuare a farlo.
Unico requisito aver già lavorato per almeno 36 mesi (anche non continuativi) in quel campo nell’arco di 10 anni. Questo, come si legge nel 283 bis è:
“al fine di garantire la continuità e la funzionalità dei servizi sanitari nonché di conseguire risparmi di spesa”.
Cosa cambia rispetto al decreto Lorenzin
L’emendamento è in sostanza una sorta di sanatoria per tutti quei professionisti che non si erano ancora adeguati alla legge Lorenzin del 13 marzo 2018 nella quale si imponeva a vari tipi di professionisti sanitari di iscriversi a 17 Albi parte del nuovo maxi-Ordine dei tecnici sanitari di radiologia medica e delle professioni sanitarie tecniche, della riabilitazione e della prevenzione.
L’esperienza sul campo di 36 mesi è l’unico requisito necessario per continuare a svolgere la propria professione a patto però di iscriversi, entro il 31 dicembre 2019, ad alcuni specifici elenchi ad esaurimento che saranno costituiti a breve con decreto ministeriale e istituiti presso gli ordini dei tecnici sanitari di radiologia medica e delle professioni sanitarie tecniche, della riabilitazione e della prevenzione.
Neppure sotto il profilo contrattuale e retributivo ci saranno differenze tra chi ha un titolo e chi non lo ha e non sono previsti corsi di formazione regionale per il rilascio dei titoli, anzi si vieta esplicitamente l’attivazione degli stessi.
Per quanto riguarda massaggiatori e massofisioterapisti è stato anche abrogato l’articolo 1 della legge 403/71 nel quale vi era scritto che:
“la professione sanitaria ausiliaria di massaggiatore e massofisiotarapista è esercitabile soltanto dai massaggiatori e massofisioterapisti diplomati da una scuola di massaggio e massofisioterapia statale o autorizzata con decreto del ministro per la sanità, sia che lavorino alle dipendenze di enti ospedalieri e di istituti privati, sia che esercitino la professione autonomamente”.
La replica delle associazioni di categoria
Naturalmente le associazioni si sono mostrate molto critiche nei confronti di questi cambiamenti. Secondo l’Associazione italiana fisioterapisti, questa specie di condono è “una vera assurdità”. Come dichiarato in una nota:
“Assisteremmo al paradosso che chi ha lavorato come dipendente o autonomo svolgendo attività riconducibili a quelle di una professione sanitaria come il fisioterapista o altra professione, senza titoli di studio abilitanti all’esercizio, verrà iscritto in elenchi speciali, potendo così continuare ad esercitare abusivamente. Manca la previsione di quali titoli di studio permetterebbero tale iscrizione, mancano le modalità di verifica delle reali competenze degli iscritti agli elenchi speciali necessarie per potersi occupare della salute delle persone. Una assurdità totale. Nessuno, politica o sindacati, potrà cavarsela con la scusa di aver salvato posti di lavoro”.
La Federazione nazionale degli ordini della professione di ostetrica nella voce del suo sindacato ha invece dichiarato:
“Leggiamo con seria preoccupazione la notizia della sanatoria. Si rischia di creare una pericolosa breccia in un sistema che tutela e garantisce innanzitutto la salute pubblica dei cittadini. Sistema che rappresenta anche una sicurezza per le altre professioni sanitarie. Appartenere a un albo non è una semplice iscrizione, ma significa dover dimostrare al nostro Sistema nazionale, e quindi alla collettività tutta, di possedere una serie di requisiti: un percorso formativo di base e di specializzazione nel settore sanitario, di aver acquisito competenze e abilità, di aver superato esami e prove”.
Dal canto suo il ministero della Salute difende la propria scelta soprattutto in quanto la sanatoria tutelerebbe molti lavoratori che, magari da decenni, lavorano con professionalità nel loro campo e che ora invece si troverebbero a rischio di perdere il proprio posto di lavoro.
Voi cosa ne pensate? Mettereste la vostra salute in mano ad una persona senza i giusti titoli ma con almeno 3 anni di esperienza?
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Francesca Biagioli