Interferenti endocrini: sono un fattore di rischio (sottovalutato) del diabete. Lo studio

Una ricerca, che è una revisione di studi precedenti, ritiene l'esposizione agli interferenti è un fattore di rischio per il diabete

L’esposizione agli interferenti endocrini è un fattore di rischio del diabete nuovo e ancora troppo sottovalutato. A sostenerlo è un team di ricerca che sottolinea come medici e responsabili politici, nell’ambito delle campagne di prevenzione del diabete, dovrebbero tener conto anche delle contaminazioni ambientali.

È noto ormai da tempo come mangiare cibi industriali e zuccherati, così come avere una vita troppo sedentaria contribuiscano alla comparsa di diabete. Ma sono in crescita anche le prove che un altro aspetto, fino ad oggi troppo sottovalutato, può avere una certa influenza sulla comparsa della malattia. Parliamo dell’esposizione a sostanze chimiche che alterano il sistema endocrino, i cosiddetti interferenti endocrini.

A dirlo uno studio pubblicato recentemente sulla rivista Advances in Pharmacology che ha esaminato oltre 200 ricerche precedenti scoprendo che l’esposizione agli interferenti endocrini è un fattore di rischio del diabete che gli autori definiscono “nuovo ma sottovalutato”.

Negli ultimi due decenni, diversi studi hanno esaminato il ruolo degli interferenti endocrini nella comparsa di diabete. Purtroppo siamo spesso esposti a tali sostanze attraverso cibo contaminato e cosmetici, tanto per fare alcuni esempi, oltre che a causa dell’inquinamento atmosferico.

Alcuni interferenti endocrini come PCB, arsenico e DDT possono interferire con la capacità del nostro organismo di produrre insulina oppure renderci più resistenti all’insulina. Alcuni interferenti endocrini, come il BPA, sono stati collegati anche all’obesità.

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Studi epidemiologici mostrano associazioni tra diabete ed esposizione ad arsenico, pesticidi organoclorurati, inquinamento atmosferico e altri interferenti endocrini, secondo quanto riportato nella nuova revisione. Sebbene alcuni degli interferenti endocrini esaminati, come il DDT, siano stati vietati, non si decompongono facilmente nell’ambiente e possono quindi ancora essere presenti.

Come ha dichiarato il dottor Robert Sargis, autore principale dello studio ed endocrinologo presso l’Università dell’Illinois a Chicago:

Spesso attribuiamo il rischio di malattia del paziente alle scelte individuali e non pensiamo necessariamente a come i sistemi e gli ambienti influiscano sul rischio di malattia.

Il diabete è in aumento in tutto il mondo: secondo l’Organizzazione mondiale della sanità nel 1980 erano 108 milioni le persone che soffrivano di questa malattia, nel 2014 si era arrivati ad oltre 420 milioni! Una crescita esponenziale, dunque, molto preoccupante e sulla quale si deve necessariamente intervenire.

Gli autori del nuovo studio sostengono che mentre le diete ipercaloriche, la sedentarietà, i problemi di sonno e i fattori di rischio genetico hanno ovviamente un ruolo chiave nell’epidemia di diabete, questi fattori da soli non spiegano un aumento così drastico delle persone malate.  A dare una accelerata potrebbero aver contribuito quindi proprio gli interferenti endocrini, ormai onnipresenti. 

Gli esperti chiedono inoltre ulteriori ricerche in grado di chiarire come gli interferenti endocrini potrebbero influenzare il diabete di tipo 1 e gestazionale, che si verifica quando i livelli di glucosio aumentano durante la gravidanza e mettono sia la madre che il bambino a maggior rischio di diabete di tipo 2.

Fonti: Advances in Pharmacology /  EHN

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