Infarto e ictus, scoperto un nuovo fattore di rischio più pericoloso del colesterolo

Infarto e ictus, due pericolose circostanze che mettono seriamente a rischio la nostra vita. A volte capita di sentire di attacchi improvvisi che colpiscono persone apparentemente sane. Adesso la scoperta di un nuovo grave fattore di rischio potrebbe spiegare il fenomeno.

Infarto e ictus, due pericolose circostanze che mettono seriamente a rischio la nostra vita. A volte capita di sentire di attacchi improvvisi che colpiscono persone apparentemente sane. Adesso la scoperta di un nuovo grave fattore di rischio potrebbe spiegare il fenomeno.

Poche persone, anche in campo medico, hanno sentito parlare del CHIP ma quello che sta emergendo a livello scientifico è che sarebbe proprio questo, che in termini tecnici è conosciuto come emopoiesi clonale di potenziale indeterminato, ad essere una delle principali cause di infarto e ictus fulminanti e mortali. Si tratta in sostanza di una mutazione di alcune cellule staminali che andrebbe ad aumentare il rischio di trovarsi in queste spiacevoli circostanze addirittura del 40-50%.

La fondamentale scoperta potrebbe andare a spiegare quei casi di ictus e infarto in persone giovani e apparentemente sanissime che fino ad oggi erano rimasti un po’ misteriosi. Si sentono infatti storie di pazienti in cui, nonostante vi siano livelli normali di colesterolo e pressione sanguigna, nessuna storia di fumo o diabete né familiarità con le malattie cardiovascolari, improvvisamente ci si trova alle prese con infarto e ictus che portano alla morte.

Secondo gli esperti che hanno individuato la mutazione (più gruppi di ricerca indipendenti), infatti, il CHIP sarebbe addirittura un fattore di rischio più pericoloso del colesterolo alto. Si parla per questo di una scoperta di fondamentale importanza in campo cardiologico addirittura al pari di quella delle statine utili proprio ad abbassare il colesterolo.

Il dottor Benjamin Ebert, presidente di oncologia medica presso il Dana-Farber Cancer Institute, è stato il primo a notare il collegamento tra presenza del CHIP e maggior rischio infarto. La grande sorpresa è stata nel momento in cui i ricercatori hanno esaminato le cartelle cliniche delle persone con queste mutazioni dei globuli bianchi scoprendo un aumento del 54% delle probabilità di morire entro il prossimo decennio a causa di un infarto o un ictus rispetto alle persone senza CHIP. Il rischio aumentava addirittura di quattro volte in coloro che avevano già subito attacchi di cuore nella loro vita.

Il dottor Ebert, tra l’altro, ritiene plausibile che il CHIP possa essere coinvolto in altre malattie infiammatorie come ad esempio l’artrite.

Purtroppo gli studiosi sostengono che questa mutazione non sia una condizione così rara e che diventa più probabile con il passare dell’età. Fino al 20% delle persone di più di 60 anni ce l’ha e probabilmente il 50% di coloro che raggiungono gli 80 anni.

Come ha dichiarato Kenneth Walsh, che dirige il centro di biologia ematovascolare presso la facoltà di medicina dell’University of Virginia School:

“Sembra che ci siano solo due tipi di persone nel mondo: quelle che presentano emopoiesi clonale e quelle che stanno per sviluppare l’emopoiesi clonale”

Gli esperti ritengono infatti che le mutazioni siano acquisite, non ereditate e ciò probabilmente a causa dell’esposizione a tossine come il fumo di sigaretta e altri inquinanti. I pazienti hanno dunque poche possibilità di difendersi. Per ora i medici sconsigliano i test per valutare la presenza di CHIP, dal momento che non c’è nulla di specifico da fare per poter ridurre l’aumento dei rischi di malattie cardiache.

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Francesca Biagioli

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