Stiamo sottovalutando i rischi per la salute di un massiccio gruppo di sostanze chimiche. Lo studio

Le norme regolatrici dovrebbero guardare a un più ampio spettro di idrocarburi per comprendere quali siano i rischi per la nostra salute

Le norme regolatrici dovrebbero guardare a un più ampio spettro di idrocarburi (e ai prodotti che da essi derivano) per comprendere quali siano effettivamente i rischi per la nostra salute

In tutto il mondo, la maggior parte dei casi di tumore ai polmoni viene tradizionalmente connessa a un’unica categoria di composti chimici ai quali noi siamo esposti durante i processi di combustione: i PAH (idrocarburi policiclici aromatici, in inglese Polycyclic Aromatic Hydrocarbon). In realtà, secondo un recente studio condotto dai ricercatori del MIT, un particolare composto PAH – chiamato benzo(a)pirene – è responsabile solo dell’11% del rischio di tumore ai polmoni, mentre il 17% di rischio di tumore connesso all’inalazione di PAH proviene da sostanze finora non regolamentate e dai prodotti da queste derivate.

Le persone possono essere esposte ai PAH in molti modi – per esempio preparando e consumando carne cotta alla brace, camminando in strade trafficate, respirando i fumi degli incendi. Queste particelle finiscono nei nostri polmoni, provocando mutazioni nelle cellule che possono risultare poi nel tumore ai polmoni. Ma non solo: gli scienziati temono che l’esposizione ai PAH possa avvenire anche attraverso l’assunzione di cibi o bevande contaminate, poiché l’ingestione di queste particelle è stata connessa con una maggiore predisposizione allo sviluppo di cancro al seno, al colon e al pancreas.

La sfida nel regolamentare le particelle inquinanti nell’aria riguarda soprattutto le fonti da cui questi inquinanti provengono – spiega Moelle Selin, direttore del MIT e co-autore dello studio. – Se si pensa solo al benzo(a)pirene, non si potrà giungere ad una risposta efficace in termini di riduzione dell’inquinamento.

Già negli anni ’70, l’Agenzia per la Protezione Ambientale statunitense (EPA) aveva identificato 16 degli oltre 10.000 composti PAH come inquinanti degni di nota e, da allora, quel gruppo di composti individuati è stato monitorato e regolamentato in tutto il mondo. Uno di questi, il benzo(a)pirene appunto, è ancora oggi utilizzato come marker dei livelli di inquinamento da PAH. Tuttavia, negli ultimi anni i ricercatori si sono chiesti se avesse ancora senso focalizzare l’attenzione solo su questi pochi composti. In particolare, hanno messo in discussione la teoria che i composti PAH, una volta finiti nell’atmosfera e scomposti in più parti, non siano più cancerogeni: questo studio dimostra invece che alcuni dei derivati dei PAH siano ancor più tossici dei composti iniziali.

Lo studio si è svolto in un Superfund site (un sito riconosciuto dal governo americano come particolarmente contaminato da sostanze chimiche) nel Maine. Lì i ricercatori del MIT hanno esaminato il rischio di tumore ai polmoni proveniente da 16 comporti PAH e dai prodotti da essi derivati per degradazione nell’atmosfera (48 in tutto). Una volta sviluppato un modello atmosferico globale per le concentrazioni di PAH e rifinito sulla base di misurazioni reali dei livelli di inquinanti, i ricercatori hanno stimato un rischio di cancro al polmone per ogni tipo di sostanza analizzata.

È emerso che le regioni industriali di Cina, India ed Europa orientale hanno i più alti livelli rischio di cancro ai polmoni per la contaminazione PAH che riguardano tutti i composti chimici e non solo le emissioni di benzo(a)pirene. Lo studio dimostra come, al variare dei composti, vari anche il rischio per la salute umana si sviluppare il cancro – per questo è importante monitorare tutti i PAH e anche i composti che derivano dalla loro degradazione.

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Fonte: GeoHealth

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