Alzheimer: sintomi, cause e cura

Si celebra 21 settembre la XXII Giornata Mondiale Alzheimer e IV Mese Mondiale Alzheimer.

Si celebrerà il 21 settembre la XXII Giornata Mondiale Alzheimer e IV Mese Mondiale Alzheimer. Una ulteriore occasione per non dimenticare questa terribile malattia neurodegenerativa attraverso convegni, incontri e iniziative di sensibilizzazione.

Secondo i dati forniti dal Rapporto Mondiale Alzheimer 2015, nel mondo sono 46,8 milioni le persone affette da demenza. In Italia se ne contano circa 600mila, ovvero circa 5 over 60 su dieci, e rappresenta un costo di 11 miliardi di euro per l’assistenza, di cui ben il 73% va a finire a carico dei familiari. In più, secondo le stime, il numero dei malati è destinato a raddoppiare ogni 20 anni ed entro il 2050 soffrirà di Alzheimer circa 131,5 milioni di persone.

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I sintomi dell’Alzheimer

Dovuta a un accumulo anomalo di alcune proteine nel cervello, la malattia di Alzheimer causa una progressiva perdita di memoria, come dimenticare informazioni apprese di recente oppure date o eventi importanti, ma non solo. Altri sintomi sono difficoltà nella lettura, nella scrittura e nel parlare o nel completare alcuni impegni.

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Le persone affette da Alzheimer possono anche perdere il senso delle date, delle stagioni e del passare del tempo e dimenticarsi dove si trovano o come sono arrivati lì, possono lasciare gli oggetti in luoghi insoliti e non essere più in grado di ritrovarli. Infine, anche l’umore e la personalità possono cambiare: le persone con Alzheimer possono diventare confuse e depresse, ma anche paventate o ansiose.

L’avanzare del morbo di Alzheimer attraverso il cervello provoca sintomi sempre più gravi, tra cui il disorientamento, i cambiamenti di umore e di comportamento; una sempre più marcata confusione su eventi, tempi e luoghi; sospetti infondati relativi a famiglia, amici e persone che assistono; una più grave perdita di memoria e mutamenti di comportamento, nonché difficoltà nel parlare, deglutire e camminare.

Le cause del morbo di Alzheimer

In realtà, le ragioni per le quali alcune persone sviluppano il morbo di Alzheimer non sono ancora chiare. Ma la ricerca ci indica quali fattori pongano qualcuno in una fascia di rischio più elevata:

1) L’età avanzata rappresenta il massimo fattore di rischio per sviluppare il morbo di Alzheimer. La maggior parte delle persone cui è stato diagnosticato il morbo di Alzheimer ha 65 anni o più.
2) Membri della famiglia con il morbo di Alzheimer.

3) Mild Cognitive Impairment (MCI, Deficit cognitivo lieve). I sintomi dell’MCI includono i cambiamenti nella capacità di pensare, ma questi sintomi non interferiscono con la vita quotidiana e non sono così gravi come quelle causati dal morbo di Alzheimer o da altre demenze progressive. In caso di presenza di MCI, particolarmente di MCI che comporta problemi di memoria, aumenta il rischio di sviluppare l’Alzheimer ed altre demenze. Tuttavia, l’MCI non sempre progredisce. In alcuni casi, esso si inverte o rimane stabile.

4) Malattie cardiovascolari. La ricerca suggerisce che la salute del cervello è strettamente correlata alla salute del cuore e dei vasi sanguigni. Il cervello riceve l’ossigeno e le sostanze nutritive necessarie per funzionare normalmente dal sangue, e il cuore è responsabile per il pompaggio del sangue al cervello. Pertanto, i fattori che causano le malattie cardiovascolari possono anche essere collegati a un rischio maggiore di sviluppare il morbo di Alzheimer e altre forme di demenza, tra cui il fumo, l’obesità, il diabete e colesterolo alto e l’ipertensione nella mezza età.

5) Educazione e istruzione. Gli studi hanno collegato un minor numero di anni di istruzione formale, con un aumento del rischio di insorgenza del morbo di Alzheimer e delle altre demenze. Non è chiaro il motivo di questa associazione, ma alcuni scienziati ritengono che più anni di istruzione formale possano contribuire ad aumentare le connessioni tra i neuroni, permettendo al cervello di utilizzare percorsi alternativi di comunicazione neurone-neurone, quando si verificano cambiamenti legati al morbo di Alzheimer e alle altre demenze.

6) Lesione traumatica del cervello. Il rischio di morbo di Alzheimer e di altre demenze aumenta dopo una lesione cerebrale traumatica moderata o grave, come un colpo alla testa o una lesione del cranio che causi amnesia o perdita di coscienza per più di 30 minuti. Il cinquanta per cento delle lesioni cerebrali traumatiche sono causate da incidenti automobilistici. Le persone che subiscono lesioni cerebrali ripetute, come gli atleti e chi è impegnato in operazioni di combattimento, sono egualmente a maggiore rischio di sviluppare demenza e compromissione

Le cure contro l’Alzheimer

A tutt’oggi una terapia specifica ancora non esiste e la diagnosi di Alzheimer è spesso complicata, tanto che è difficile distinguerlo da altre forme di demenza e il più delle volte ci vogliono un paio di anni per arrivare a una diagnosi certa. Intanto, però, non si fermano le sperimentazioni scientifiche per mettere a punto possibili farmaci. Ne dà conferma uno studio pubblicato recentemente su Nature secondo cui sarebbe possibile – ma è una scoperta da confermare –, grazie al farmaco Aducanumab, ridurre la quantità di placche amiloidi, cioè l’accumulo di proteine nel cervello considerata causa dell’Alzheimer, e quindi rallentare il declino cognitivo.

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Eppure il trattamento precoce sarebbe la chiave per ritardare la progressione della malattia, evitando di concentrarsi troppo sul sintomo più frequente, ovvero la perdita di memoria. Pare, per esempio, che già seguire la dieta mediterranea tenga lontano il più a lungo possibile il rischio Alzheimer. Insomma, molte sono le indagini che portano a constatare che ridurre un’infiammazione che porta all’Alzheimer si può. La strada, però, è ancora lunga.

I ricercatori stanno lavorando per scoprire quanti più aspetti possibile del morbo di Alzheimer e delle forme di demenza correlate. Il novanta per cento di ciò che sappiamo circa il morbo di Alzheimer è stato scoperto negli ultimi due decenni. Alcuni dei più notevoli progressi hanno fatto luce su come il morbo di Alzheimer colpisca il cervello. La speranza è che la migliore comprensione porterà a nuovi trattamenti.

Parlarne e confrontarsi, tuttavia, ci è lecito. E conoscere l’Alzheimer in tutte le sue sfaccettature è il primo passo da fare per aiutare chi ci è vicino. Qui potete conoscere tutte le iniziative in giro per l’Italia per Giornata Mondiale Alzheimer.

Germana Carillo

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