La cannabis può curare l’Alzheimer

Alcuni composti che si trovano nella marijuana potrebbero favorire la rimozione della beta amiloide, la proteina tossica associata alla malattia di Alzheimer.

La cannabis può curare l’Alzheimer? Pare di sì. Alcuni composti che si trovano nella marijuana, infatti, potrebbero favorire la rimozione della beta amiloide, la proteina tossica associata alla malattia di Alzheimer.

Già più volte, nel corso degli ultimi anni, molti studi hanno confermato il ruolo terapeutico della cannabis. Non in ultimo, l’americana Food and Drug Administration ha ammesso che alcune sostanze da essa derivanti sarebbero in grado di contrastare le forme più gravi di cancro al cervello e ormai numerose sono le zone in Italia in cui farmaci con principi attivi provenienti dalla cannabis sono stati ammessi per la somministrazione relativa ad alcune patologie gravi.

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Ora, uno studio preliminare del Salk Institute, negli Stati Uniti, conferma che il tetraidrocannabinolo e altri composti presenti nella marijuana possono favorire la rimozione cellulare di beta amiloide, una proteina tossica che scatena l’Alzheimer.

Secondo gli autori, i risultati dell’indagine, pubblicati su Aging and Mechanisms of Disease, potrebbero aprire la strada allo sviluppo di nuove armi terapeutiche contro la malattia.

Anche se già altri studi avevano dimostrato che i cannabinoidi possono avere un effetto neuroprotettivo contro i sintomi del morbo di Alzheimer, il nostro è il primo a dimostrare che hanno effetto sia sulla infiammazione che sull’accumulo di beta amiloide nelle cellule nervose”, spiega David Schubert, docente del Salk Institute e principale autore della ricerca.

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I ricercatori hanno in pratica scoperto che alti livelli di beta amiloide sono associati all’infiammazione delle cellule e a un alto tasso di morte dei neuroni. Usando il THC (il tetraidrocannabinolo, uno dei maggiori e più noti principi attivi della cannabis) sulle cellule, si è visto che si è ridotto il livello della proteina tossica e si è eliminata la risposta infiammatoria delle cellule nervose. In questo modo, i neuroni sono sopravvissuti.

Un grosso risultato, insomma, ma adesso i ricercatori affermano che l’uso di composti simil-THC come terapia dovrebbe essere testato in studi clinici. Intanto pare vera una cosa: ridurre un’infiammazione che porta all’Alzheimer si può. E la cannabis, ancora una volta, dimostra di poter essere fondamentale.

Germana Carillo

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