Cuore a rischio se si vive ai piani alti dei grattacieli

Si vedrà pure un bel panorama ma vivere agli ultimi piani di un grattacielo è associato a tassi inferiori di sopravvivenza in caso di arresto cardiaco

Si vedrà pure un bel panorama ma vivere agli ultimi piani di un grattacielo è associato a tassi inferiori di sopravvivenza in caso di arresto cardiaco.

È quanto emerge da un nuovo studio condotto dal St. Michael Hospital di Toronto. Secondo i medici che hanno condotto l’analisi, gli arresti cardiaci che avvengono ai piani più alti dei grattacieli possono presentare maggiori problemi rispetto a quelli avvenuti ai piani più bassi.

È soprattutto una questione logistica. Problemi di accesso, ritardi con gli ascensori e una maggiore distanza tra il piano in cui vive il paziente e il veicolo di emergenza possono tutti contribuire ad aumentare i tempi per i soccorsi, tempi preziosi. La loro riduzione spesso può salvare la vita. Secondo Ian Drennan, paramedico e ricercatore del St. Michael Hospital, i secondi possono davvero fare la differenza.

Lo studio ha preso in esame i dati di 8.216 adulti che hanno subito un arresto cardiaco al di fuori dall’ospedale e che hanno richiesto l’intervento del numero di emergenza 911 nella città di Toronto e nella vicina Peel Region da gennaio 2007 a dicembre 2012. È stato notato che il 3,8% delle persone è sopravvissuto dopo le cure in ospedale. Tuttavia, la sopravvivenza saliva al 4,2% per le persone che vivevano al di sotto del terzo piano e scendeva invece al 2,6% per quelli che vivono dal terzo piano in su.

Fin qui si potrebbe ancora parlare di casualità o di altri fattori, ma i numeri che seguono confermano la tendenza.

Secondo Drennan, mano a mano che si sale, la sopravvivenza a un attacco cardiaco scende drasticamente. Al di sopra del 16° piano il tasso di sopravvivenza era pari allo 0,9% (su 216 casi esaminati, solo due erano sopravvissuti). Al di sopra del 25° piano invece nessuno era riuscito a superare l’attacco cardiaco.

Dopo un arresto cardiaco improvviso, a fare la differenza spesso è l’immediato intervento medico e l’utilizzo di un defibrillatore automatico esterno accessibile al pubblico.

Le soluzioni? In Canada la proposta degli autori dello studio è quella di posizionare dei defibrillatori nei palazzi a ogni piano o quantomeno negli atri d’ingresso. Un altro aiuto potrebbe essere quello di dare ai paramedici le chiavi degli ascensori fornendo loro un accesso preferenziale, come già viene fatto in Canada coi vigili del fuoco.

Francesca Mancuso

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