Interferenti endocrini: 5 sostanze presenti nei prodotti che riducono la fertilità maschile

Stop agli interferenti endocrini nei prodotti di uso quotidiano. Il Nordic Council chiede all’UE di vietare i composti dannosi presenti soprattutto nei prodotti per la casa. Gli interferenti endocrini avrebbero un impatto negativo soprattutto sulla salute riproduttiva maschile.

Stop agli interferenti endocrini nei prodotti di uso quotidiano. Il Nordic Council chiede all’UE di vietare i composti dannosi presenti soprattutto nei prodotti per la casa e la persona. Gli interferenti endocrini avrebbero un impatto negativo soprattutto sulla salute riproduttiva maschile.

In particolare, gli interferenti endocrini presenti nei prodotti industriali per la cura della casa e della persona sarebbero legati al cancro ai testicoli. Gli interferenti endocrini sono sostanze chimiche di sintesi simili agli ormoni maschili.

Ogni anno proprio queste sostanze causerebbero centinaia di milioni di euro di danni per i cittadini europei, a partire da una prima stima economica del loro impatto sulla salute. Il Nordic Council ha da poco pubblicato il rapporto The Cost Of Inaction (scarica qui il PDF) per fare luce sul problema.

Purtroppo gli interferenti endocrini sarebbero particolarmente dannosi per la salute riproduttiva maschile e il timore maggiore riguarda il cancro ai testicoli, insieme a sterilità e deformazione del pene e dei testicoli stessi.

Il nuovo rapporto redatto dai ministri del Nordic Council si concentra sui costi economici dei problemi di salute e sulla capacità di lavorare degli uomini affetti da tali patologie, ma ricorda che questi disturbi maschili sono solo una minima parte delle malattie endocrine connesse agli interferenti ormonali di sintesi.

Un ulteriore studio ha mostrato che l’EDC presente negli antitraspiranti può ridurre la fertilità maschile del 30%. Il Nordic Council, che rappresenta i governi di Danimarca, Finlandia, Islanda, Norvegia e Svezia, pone il problema all’Unione Europea e le chiede di identificare e valutare gli EDC nocivi. La Svezia sarebbe già sul piede di guerra dopo aver avviato un’azione legale che incolperebbe la lobby dell’industria chimica europea per il mancato rispetto di alcune scadenze.

Il ministro dell’Ambiente danese Kirsten Brosbol non vorrebbe che i contribuenti debbano pagare per i danni causati dagli interferenti endocrini, mentre l’industria chimica sta risparmiando soldi scegliendo di non approfondire in modo corretto le problematiche legate alle sostanze di sintesi utilizzate.

A quali sostanze e prodotti di uso quotidiano dovremmo fare attenzione?

Le industrie europee hanno l’obbligo di rispettare delle soglie di sicurezza per quanto riguarda le sostanze utilizzate nei loro prodotti, ma i limiti stabiliti sono abbastanza efficaci? E i controli sono sempre severi? Secondo gli esperti le statistiche suggeriscono sempre più che le sostanze chimiche simili agli ormoni influenzano la nostra salute. Sarebbe necessario, dunque, prevenire questi problemi con un maggior monitoraggio delle sostanze utilizzate, delle loro quantità e dei relativi effetti sulla salute.

Ecco i 5 interferenti endocrini più utilizzati nei prodotti di largo consumo.

1) Dietil-ftalato (DEP): gli ftalati di alcoli leggeri, come il dietil-ftalato, sono usati come solventi nei profumi. E le profumazioni di sintesi sono presenti nella maggior parte dei prodotti per la cura dela persona, dalla schiuma da barba allo shampoo, e per la pulizia della casa. Inoltre gli ftalati vengono utilizzati nella produzione di smalti per unghie, adesivi e vernici. Vengono inoltre impiegati nella produzione di materie plastiche, per rendere la plastica più flessibile.

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2) Bisfenolo A (BPA): è uno dei più noti interferenti endocrini. È stato associato all’infertilità maschile e a possibili problemi di sviluppo del feto. Viene utilizzato per la produzione di materie plastiche. Ci sono 7 classi di plastiche utilizzate per gli imballaggi. La plastiche della Classe 7 sono spesso prodotte con bisfenolo A. Le plastiche della Classe 3 possono contenere bisfenolo A. Le plastiche della Claee 1 (PET), 2 (HDPE), 4 (LDPE), 5 (polipropilene), e 6 (polistirene) non subiscono il processo di polimerizzazione tramite l’uso di bisfenolo A per la produzione di imballaggi. Dunque è importante fare attenzione al codice relativo al tipo di plastica presente sulle confezioni dei prodotti per la detergenza, per l’igiene e per l’alimentazione e sui contenitori destinati alla conservazione o alla cottura dei cibi.

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3) Tetrabromobisfenolo A (TBBPA): viene utilizzato per aumentare la resistenza termica delle plastiche esposte spesso a fonte di calore. È un derivato del bisfenolo A. Viene utilizzato soprattutto per la produzione delle materie plastiche per i telai di computer portatili, lettori mp3 e altri gadget elettronici.

4) Triclosan: ha una struttura chimica simile a quella della diossina. Viene utilizzato come antibatterico soprattutto in prodotti per l’igiene personale, come dentifrici, saponi liquidi e disinfettanti per le mani. La Commisssione Europea lo considera sicuro, ma sempre più studi mettono in guardia dal suo impiego. Gli Usa presto potrebbero metterlo al bando in detergenti e cosmetici. Un nuovo studio ha messo in luce il rischio di tossicità epatica del triclosan per la salute umana.

5) Ottil-metossicinnamato (OMC): si tratta di una sostanza utilizzata ad esempio per la produzione di creme solari e di stick protettivi per le labbra. Alcuni studi hanno messo in luce i suoi effetti di interferente endocrino in laboratorio. Viene utilizzato per proteggere la pelle dai raggi UVB.

Talvolta le etichette dei prodotti cosmetici riportano la dicitura: 0% BPA e 0% Ftalati, ma non sempre ciò avviene. Cerchiamo di dare la preferenza alle aziende che si impegnano a rispettare la salute dei consumatori.

Gli interferenti endocrini spesso non sono considerati pericolosi in base alle definizioni tradizionali di tossicità o cancerogenicità, e dunque rischiano di sfuggire alle classiche norme che vietano le sostazne pericolose nei prodotti di uso comune o che ne richiedono l’etichettatura.

Le aziende ora dovrebbero concentrarsi sulla realizzazione di prodotti che non contengano interferenti ormonali e altre sostanze chimiche problematiche. I problemi legati alla salute riproduttiva maschile costano all’Unione Europea ben 592 milioni di euro all’anno. Il desiderio di risparmiare consentirà finalmente di prendere decisioni che favoriscono i cittadini e limitino lo strapotere dell’industria chimica?

Marta Albè

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