Negli hospice di Firenze porte aperte agli animali domestici per i malati terminali

Negli hospice dell'Azienda sanitaria di Firenze diretti dal dottor Piero Morino gli animali d'affezione, cani o gatti che siano, possono entrare e stare con i loro padroni per rendere meno duro il distacco provocato dalla morte.

Chi ha scelto la compagnia di un animale domestico sa bene quanto la sua presenza nella propria vita possa fare la differenza. Ci fanno compagnia, ci aiutano a combattere la solitudine, lo stress, la depressione. Ecco perché negli hospice dell’Azienda sanitaria di Firenze diretti dal dottor Piero Morino gli animali d’affezione, cani o gatti che siano, possono entrare e stare con i loro padroni per rendere meno duro il distacco provocato dalla morte.

Un protocollo finalizzato alla gestione dell’accesso e alla permanenza all’interno della struttura di cani e gatti appartenenti al nucleo familiare dell’ospite è stato messo a punto all’hospice di San Felice a Ema, dove, insieme ai volontari della Fondazione italiana di leniterapia (File), l’esperto personale della Asl accompagna chi si trova nella fase terminale di una malattia inguaribile.

Il documento, alla cui stesura hanno collaborato Cristina Rossi della direzione infermieristica e il dottor Carlo Ciceroni del servizio di Sanità pubblica veterinaria, serve a fornire ad operatori e volontari le informazioni su come favorire questa compagnia, in tutta sicurezza per sé e per gli ospiti del centro.

Mette insomma nero su bianco una prassi che era in uso da tempo e che lo scorso anno consentì a un paziente delle Oblate di decidere serenamente di rinunciare alla dialisi pur di restare accanto al suo setter che gli era saltato sul letto. I tre hospice dell’azienda dispongono complessivamente di 31 posti letto ed hanno ospitato lo scorso anno circa 600 persone, per le quali si è cercato fino all’ultimo minuto di migliorare la qualità della vita.

Tutti hanno diritto a vedere chi più amano, soprattutto coloro che si trovano nella fase terminale di una malattia inguaribile. Queste persone vanno trattate con ogni mezzo idoneo, medico, assistenziale, psicologico, spirituale, e con tutto il supporto e l’assistenza possibili a dare pienezza e conforto in quel tempo residuo, per fronteggiare il dolore, la separazione, la morte ed il lutto. Compresa la possibilità di vedere l’amato animale. E la Asl di Firenze lo ha capito, così come hanno fatto poco tempo fa anche la Regione Emilia Romagna e il Comune di Prato.

Roberta Ragni

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