Alzheimer: colpa dei pesticidi e del DDT?

In particolare il DDT, benché vietato da tempo in molte parti del mondo, potrebbe aumentare il rischio di Alzheimer

C’è una triste correlazione tra morbo di Alzheimer e i pesticidi. In particolare il DDT, benché vietato da tempo in molte parti del mondo, potrebbe aumentare il rischio di sprofondare in questa grave malattia neurodegenerativa.

Sotto accusa è il DDE, ovvero il metabolita più persistente del DDT, secondo quanto riferito dai ricercatori del Robert Wood Johnson Medical School, di Piscataway (USA) in uno studio sulla rivista scientifica Jama Neurology.

L’ESPERIMENTO. Gli studiosi hanno analizzato la storia clinica di 86 pazienti con Alzheimer confrontandoli con 79 persone sane ed è emerso che i primi hanno nel sangue livelli quasi 4 volte superiori di Dde. E non solo: nei pazienti nei quali i livelli di DDE sono particolarmente alti, il rischio di Alzheimer passa da 1 a 4.

Così, finiti già sul tavolo degli imputati perché colpevoli di aumentare anche il rischio di ammalarsi di Parkinson, i pesticidi potrebbero avere un ruolo tristemente determinante anche nella formazione del morbo di Alzheimer. “Questo è uno dei primi studi che identifica un forte fattore di rischio ambientale per l’Alzheimer”, afferma il co-autore Allan Levey, direttore dell’Emory Alzheimer’s Disease Research Center e a capo della Neurologia dell’Emory University School of Medicine – “L’entità di questa possibile correlazione è notevole: paragonabile al ‘peso’ del principale fattore di rischio genetico”.

Inoltre, gli scienziati americani hanno anche scoperto che alte concentrazioni di DDT o del suo metabolita DDE, a cui erano esposte cellule neurali in coltura, incrementavano i livelli della proteina precursore della beta-amiloide, il componente principale delle placche ritrovate nei cervelli dei pazienti affetti da Alzheimer.

Il DDT e i suoi metaboliti primari, il DDE e il DDD, sono sostanze di sintesi. Il DDT fu rilasciato nell’ambiente come pesticida ma è stato vietato negli USA prima e in Europa poi nella stragrande maggioranza degli usi all’inizio degli anni ’70. Nell’Ue l’uso del prodotto è vietato dal 1986, mentre continua a essere usato per il controllo dei vettori soprattutto nelle zone colpite dalla malaria endemica. Il DDT è una delle sostanze incluse nella convenzione di Stoccolma sugli inquinanti organici persistenti (POP) e nel protocollo sui POP della convenzione sull’inquinamento atmosferico transfrontaliero a grande distanza della Commissione economica delle Nazioni Unite per l’Europa. Il DDT si diffonde nell’atmosfera a causa della nebulizzazione effettuata nelle aree del mondo in cui ancora è utilizzato.

Insomma, “siamo ancora esposti a queste sostanze chimiche – precisa Jason Richardson – sia perché si mangiano prodotti provenienti da altri Paesi, sia perché il Dde persiste a lungo nell’ambiente” e potrebbe “immagazzinarsi” con l’avanzare dell’età.

Germana Carillo

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