Trump vuole legalizzare il licenziamento a causa dell’orientamento e dell’identità sessuale

Questa volta nel mirino di Trump ci sono i transgender. Il presidente americano chiede alla Corte Suprema di legalizzare la possibilità di licenziarli per il loro orientamento sessuale.

Questa volta nel mirino di Trump ci sono i transgender. Il presidente americano chiede alla Corte Suprema di legalizzare la possibilità di licenziarli per il loro orientamento sessuale. Questo potrebbe essere possibile perché il Civil Rights Act, la legge Usa sui diritti civili, non tutela i transgender: la legge del 1964, infatti vieta la discriminazione sul posto di lavoro in base al “sesso biologico” e non a quello che si vuole acquisire.

Se l’idea di Trump andasse in porto, sarebbe un nuovo attacco contro la comunità LGBTQ che promette battaglia e manifestazioni in piazza per la tutela dei diritti gay. Uno spartiacque potrebbe essere rappresentato dalla causa dell’8 ottobre, quello di Aimee Stephens, che ha iniziato a lavorare in una società di pompe funebri nel 2007 come uomo e che poi, sei anni dopo, ha annunciato al suo datore di lavoro la sua transizione verso l’essere donna. Una transizione che ha causato il suo licenziamento. Adesso in tribunale, l’amministrazione Trump si schiera con la società di pompe funebri e contro la sentenza della Corte d’appello del Sesto Circuito, che lo scorso anno aveva dato ragione a Stephens.

Secondo Alesdair Ittelson, direttore dell’azione legislativa e politica di interACT (Defenders of Intersexual Youth) quello attuale è un “momento critico nella storia”. “Il risultato di questo caso avrà un enorme impatto su tutti noi”, aggiunge.

Cos’era successo in passato? Durante l’amministrazione del presidente Barack Obama, le persone appartenenti al collettivo LGTB avevano ottenuto diverse vittorie significative contro la discriminazione. Con Trump, il registro è cambiato. La sua amministrazione ha preso provvedimenti per vietare la presenza di persone trans nell’esercito, ha eliminato le regole che proteggevano gli studenti trans e ha consentito al settore privato di respingere i clienti trans e omosessuali ai sensi di una clausola di obiezione di coscienza religiosa.

“Abbiamo fatto molta strada per mostrare la nostra umanità al resto del mondo”, afferma Aria Sa’id, un’attivista di San Francisco che ha partecipato alla creazione del primo distretto culturale della comunità trans in tutto il paese. “Esistono politiche e leggi, ma non si applicano. Le persone trans vivono sempre sotto accusa”.

Gli esperti dei diritti civili sono fiduciosi che la Corte suprema non accetterà gli argomenti del Dipartimento di giustizia. Staremo a vedere cosa succederà l’8 ottobre.

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Dominella Trunfio

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