Così gli africani nascondevano nelle treccine le mappe per fuggire dalla schiavitù

Cosa si cela dietro le treccine africane? Oggi solo una moda, ma tra le trecce un tempo erano racchiuse mappe per scappare dalla schiavitù

Esteticamente sono belle da vedere, ma quanti sanno qual è la storia che si cela dietro le treccine africane? Uno scenario dai contorni oscuri che racconta la fuga dalla schiavitù, perché dietro queste acconciature un tempo, si nascondevano delle vere e proprie mappe.

Oggi vanno di moda soprattutto tra le star, ma in estate sono tanti coloro che sfoggiano treccine afro in testa. Nelle società africane, trecce e treccine indicano la comunità, ma anche età, stato civile, posizione sociale e perfino la religione. Un’acconciatura caratteristica che consiste proprio nell’intrecciare i capelli molto vicini al cuoio capelluto, con un movimento ascendente e diretto per creare una singola linea di fila sollevata.

Raffigurazioni di donne con treccine sono state trovate nei dipinti dell’età della pietra nell’Altopiano di Tassili nel Sahara, e sono state datate nel lontano 3000 a.C. Ci sono anche dipinti di nativi americani risalenti a 1.000 anni fa che mostrano le treccine come acconciatura. Questa tradizione è rimasta popolare in tutta l’Africa, in particolare nel Corno d’Africa e nell’Africa occidentale.

Ma queste treccine hanno giocato un ruolo fondamentale durante la tratta degli schiavi nell’Atlantico, quando molti schiavi furono costretti a radersi i capelli e allontanati dalla loro cultura e identità. Altri invece, intrecciavano i capelli, ma non solo per avere un aspetto pulito e ordinato. Gli schiavi africani, infatti, hanno usato le loro treccine per disegnare nel cuoio capelluto mappe per fuggire dalle piantagioni. Si dice che questo atto di usare i capelli come strumento di resistenza sia stato evidente in tutto il Sud America.

treccine africane

@EdTimes

È più documentato in Colombia, dove Benkos Bioho, un re africano catturato dai portoghesi aveva costruito San Basilio de Palenque, un villaggio nel nord del paese, intorno al 17esimo secolo. Bioho aveva creato la sua lingua e la sua comunità, avendo l’intuizione che le donne potevano creare mappe e portare messaggi attraverso i loro capelli.

“Dato che agli schiavi veniva raramente concesso il privilegio di scrivere o comunque era sconveniente farlo per paura che ciò finisse in mani sbagliate e creasse problemi alle persone, quindi le treccine erano il modo perfetto per far circolare informazioni simili”, scrive il sito EdTimes. “Nessuno all’epoca poteva avere il dubbio o pensare che si potessero nascondere mappe nelle acconciature”.

“Le sottili trecce attaccate al cuoio capelluto testimoniano la resistenza delle nonne africane che impiegavano a pianificare le fughe dalle tenute e dalle case dei loro padroni. Le donne si radunavano nei cortili per pettinare, progettavano sulle teste le mappe fatte di sentieri e vie di fuga, in modo tale da riuscire a trovare le montagne, i fiumi e gli alberi più alti. Gli uomini quando le vedevano sapevano quali strade prendere. Il codice sconosciuto ai padroni permise agli schiavi di fuggire”.

Oltre che mappe, tra i capelli le donne afro-colombiane racchiudevano messaggi di libertà, come racconta Ziomara Asprilla Garcia. “Al tempo della schiavitù in Colombia, le treccine mandavano dei messaggi. Ad esempio, per segnalare che si voleva scappare si facevano trecce spesse e strette al cuoio capelluto nella parte superiore”.

treccine africane

@EdTimes

Le trecce curve, invece, rappresentavano le strade per scappare. Tra i capelli fitti poi, conservavano pepite d’oro e semi che li aiutavano a sopravvivere durante la fuga. Proprio per il fatto di poter creare una miriade di disegni geometrici e curvi, le acconciature erano variegate. Un significato, quindi, profondo e intimo che ci racconta un pezzettino di lotta contro la schiavitù e per la libertà.

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Fonti: EdTimes/Face2Face Africa/CsDt/AfroBiz world

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