Tampon Tax: gli assorbenti e i pannolini (al contrario dei rasoi) rimangono tassati come beni di lusso

L'emendamento alla manovra per ridurre l'Iva al 5% sui prodotti “per la protezione dell’igiene femminile, dei neonati, dei disabili e degli anziani” anche questa volta è stato accantonato.

Salta la riduzione Iva per gli assorbenti e i pannolini e l’aliquota rimane tra le più alte del mondo

Assorbenti e pannolini ancora tra i prodotti considerati di lusso, tra quelli, cioè, di cui è possibile fare a meno. In questo stato di cose, con o senza ali, interni, da notte o salvaslip, continuano a campeggiare tra gli scaffali dei supermercati con un’Iva pari al 22%, esattamente come le sigarette o il vino o altri prodotti che non sono considerati di prima necessità. E, insieme a loro, i pannolini dei nostri bebè che pure ci costano caro.

Questo perché l’emendamento alla manovra per ridurre l’Iva al 5% sui prodotti “per la protezione dell’igiene femminile, dei neonati, dei disabili e degli anziani” è stato accantonato. Insomma, l’aliquota ordinaria introdotta nel 1973 e che via via è cresciuta fino al 22% rimane tale, e pace al nostro portafogli.

Un controsenso, se si considera che i “prodotti igienici femminili” li usiamo per buona parte della nostra vita, tutti i mesi, 12 mesi all’anno. Non è in caso, infatti, che nella maggior parte degli altri Paesi la tassazione non vada oltre il 6% e che quelli che noi consideriamo arretratissime nazioni come la Nigeria, il Libano, la Giamaica e il Nicaragua abbiano un tasso pari a zero. Qui, invece, le donne, già penalizzate dal punto di vista economico e lavorativo, devono continuare a sostenere dei costi eccessivi per un prodotto igienico che comunque è indispensabile.

Di fatto, se non è “prima necessità” l’utilizzo dei pannolini? E invece pare piuttosto essere una condizione sulla quale aleggia l’ombra del più becero dei maschilismi, se mettiamo in conto – come ricordano le associazioni delle femministe – che sui rasoi da barba, per esempio, vige un’aliquota al 4%, perché “beni primari” come latte e occhiali.

La Tampon Tax negli altri Paesi

tampon tax

L’Italia, manco a dirlo, rimane la pecora nera insieme a pochi altri stati, come l’Ungheria, che ha una aliquota al 27%, la Danimarca, la Svezia e la Norvegia, che arrivano al 25%.

Per il resto, il primo Paese che ha agito per calmierare il prezzo finale degli assorbenti è stato il Kenya, che dal 2004 ha cominciato a diminuirne la tassazione e dal 2011 distribuisce gratuitamente assorbenti nelle scuole. Nel 2015 il Canada e lo stato di New York hanno cancellato l’imposta sugli assorbenti, stessa cosa l’ha fatta l’India a luglio scorso. Più recentemente altri stati come Maryland, Massachusetts, Minnesota, New Jersey e Pennsylvania hanno seguito lo stesso esempio, mentre nel resto degli Stati Uniti la tassazione varia dal 4 al 9%. Ultimamente, anche in Australia è stata azzerata l’imposta del 10%.

Quanto all’Europa, la Spagna ha annunciato che dal prossimo anno l’Iva sui prodotti femminili passerà dal 10 al 4% l’Irlanda e la Scozia, che ha avviato la distribuzione gratuita alle studentesse, hanno azzerato la tassazione sugli assorbenti. Nel 2015 un provvedimento in Francia ha ridotto l’imposta sui prodotti femminili dal 20 al 5,5% e infine il Belgio è passato dal 20 al 6%, mentre in Olanda la tassazione era già al 6.

Intanto, in attesa che il tentativo di cambiamento di qualcuno venga preso in considerazione anche qui, ecco a voi 5 valide alternative agli assorbenti usa e getta.

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