Ora legale: l’Italia dice no all’abolizione del cambio di orario

L’Italia è contraria all'abolizione dell'ora legale soprattutto per la mancanza di prove che i cambiamenti possano danneggiare l’equilibrio psico-fisico.

Ora legale sì o no? L’Italia è contraria alla sua totale abolizione per tre ordini di ragioni, prima fra tutte la mancanza di prove effettive che i cambiamenti di fuso orario possano davvero danneggiare l’equilibrio psicologico e fisico.

Dopo che l’Unione europea aveva chiesto ai vari stati membri di decidere riguardo al proprio fuso orario, l’Italia ha per il momento detto di no e ha depositato a Bruxelles una richiesta formale per mantenere il sistema tuttora in vigore: sei mesi l’anno di ora legale, che qui da noi si ha dal 1966, e sei mesi l’anno di ora solare.

Quella dell’Italia è tecnicamente una “posizione nazionale contraria all’iniziativa”. Il documento è stato depositato a Bruxelles lo scorso giugno.

Cos’è l’ora legale e perché l’Italia non vuole abolirla

Si tratta di un sistema che permette di sfruttare al meglio le ore di luce durante la stagione estiva: tra marzo e ottobre, infatti c’è a disposizione naturalmente più luce, dal momento che il sole, in questo periodo, sorge prima e tramonta più tardi. Di conseguenza, mettendo in avanti le lancette dell’orologio di un’ora, le ore di luce sono di più con un notevole risparmio energetico.

La Commissione Europea aveva dato seguito alla proposta di abolire l’ora legale dopo una consultazione pubblica avvenuta tra luglio e agosto 2018, in cui i sostenitori della proposta – Paesi del nord Europa soprattutto, che ritengono che lo spostamento delle lancette sarebbe dannoso per la salute – hanno avuto la meglio con l’84% dei voti.

Ma se, per esempio, alla Finlandia (dove nei giorni più lunghi, il sole sorge prima delle 4 del mattino e tramonta quasi alle 23) non conviene l’ora legale, all’Italia tecnicamente sì, perché con l’ora legale il periodo di luce tra alba e tramonto è più lungo.

Su questo e su altri ragionamenti si è basata la delegazione italiana a Bruxelles, secondo cui innanzitutto mancano ancora prove scientifiche che quei due piccoli cambiamenti di fuso orario possano crearci un danno psico fisico.

Inoltre, grazie all’ora legale, che per sei mesi consente di accendere le luci un’ora dopo, gli italiani risparmiano parecchio in bolletta: secondo Terna, il gestore dei tralicci dell’alta tensione, il risparmio si aggira secondo i 100 milioni di euro l’anno.

La terza perplessità riguarda la possibilità che le singole scelte dei Paesi membri possano creare differenze tra fusi orari talmente ingombranti da mettere a rischio il corretto funzionamento del mercato comunitario.

Nei prossimi mesi, Bruxelles avvierà la discussione sull’ora legale nelle sedi del Parlamento e dalla Commissione europea. Vedremo cosa si deciderà. Voi cosa ne pensate?

Leggi anche:

Germana Carillo

Condividi su Whatsapp Condividi su Linkedin
Iscriviti alla newsletter settimanale
Seguici su Facebook