Sotto silenzio, a Cagliari una nave saudita avrebbe caricato bombe made in Italy per lo Yemen

La nave cargo Bahri Tabuk è attraccata alcune notti fa a Cagliari e ha caricato, in tutta segretezza, diversi container. Si tratterebbe ancora una volta di bombe destinate alla guerra in Yemen. La denuncia arriva da Rete Disarmo.

La nave cargo Bahri Tabuk è attraccata alcune notti fa a Cagliari e ha caricato, in tutta segretezza, diversi container. Si tratterebbe ancora una volta di bombe destinate alla guerra in Yemen. La denuncia arriva da Rete Disarmo.

Alle 4 di mattina del 31 maggio la Bahri Tabuk, nave cargo già contestata dai pacifisti nel porto di Marsiglia da cui era partita, ha attraccato al porto di Cagliari invece che arrivare ad Alessandria d’Egitto dove era ufficialmente diretta. Nel capoluogo sardo sarebbe stata poi caricata di bombe prodotte a Domusnovas dalla Rwm e destinate ad essere utilizzate nella guerra in Yemen dalla coalizione guidata dall’Arabia Saudita.

Rete disarmo ha documentato tutti i loschi passaggi del carico (transito dei tir, operazioni di imbarco dei primi quattro container e altro) chiedendo ancora una volta di fermare questo scempio a cui anche l’Italia in qualche modo sta contribuendo, producendo le armi e permettendone il passaggio.

Il tutto sarebbe avvenuto utilizzando aziende private di sicurezza che hanno agito con procedure e percorsi diversi e inconsueti rispetto a quelli di norma nel porto cagliaritano.

Come precisa Rete disarmo:

“Sui container non erano presenti evidenti segni di riconoscimento di materiale esplosivo, ma viste le tempistiche delle operazioni di carico e lo spiegamento di strutture di sicurezza è alto il sospetto che si sia trattato di un carico di nuovi ordigni prodotti in Sardegna e diretti in Arabia Saudita”.

La segretezza delle operazioni di carico, del resto, fa pensare male e anche il fatto che vengano messi da parte i lavoratori portuali, scegliendo aziende private. Alcuni giorni fa, tra l’altro, i portuali di Genova avevano scioperato proprio perché si rifiutavano di caricare armi.

Considerato tutto, la Rete per il disarmo non ha dubbi: si tratta di bombe destinate alla guerra in Yemen e prodotte nel nostro paese.

Non sarebbe tra l’altro neanche la prima volta che la nave compie un’operazione del genere nello stesso porto. Secondo quanto dichiarato da Francesco Vignarca, coordinatore di Rete Disarmo:

“Il forte sospetto è che l’attracco significhi una nuova spedizione di bombe ‘made in Sardegna’ destinate alle forze armate saudite. Va infatti ricordato come già in passato, sicuramente a partire dal 2016, cioè a conflitto in Yemen già iniziato da oltre un anno, il cargo Bahri Tabuk sia stato protagonista di soste in Sardegna per caricare ordigni prodotti a Domusnovas dalla RWM Italia. Secondo i registri navali consultati da giornalisti investigativi la Bahri Tabuk mancherebbe dalla Sardegna da metà 2018”.

Nonostante le molte proteste, anche da parte della Filt Cgil che si mostra convinta che anche stavolta si tratta proprio di armi, il governo continua a tacere e la collaborazione italiana alla guerra in Yemen passa completamente sotto silenzio.

“Non vogliamo essere complici delle stragi di incolpevoli civili. Tali rifornimenti violano gravemente le norme nazionali, europee ed internazionali” ha dichiarato il segretario nazionale della Filt Cgil, Natale Colombo.

Ed è davvero impossibile non pensarla come lui. La guerra in Yemen è una delle più grandi catastrofi umanitarie al mondo, sta provocando migliaia di morti tra i civili (tantissimi bambini) e praticamente nessuno ne parla.

Dobbiamo anche sentirci responsabili perché offriamo a questo conflitto bombe made in Italy?

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Francesca Biagioli

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