Madri di Soacha: le donne colombiane che hanno sfidato lo Stato che ha ucciso i loro figli

Hanno visto i loro figli morire senza motivo, per questo non si sono piegate al silenzio, ma si sono coalizzate per denunciare le vittime dei ‘falsi positivi’. Loro sono le madri di Soacha e questa è la storia di uno dei più grandi orrori delle vicende colombiane.

Hanno visto i loro figli morire senza motivo, per questo non si sono piegate al silenzio, ma si sono coalizzate per denunciare le vittime dei ‘falsi positivi’. Loro sono le madri di Soacha e questa è la storia di uno dei più grandi orrori delle vicende colombiane.

Le madri di Soacha hanno ricevuto premi internazionali e oggi sono conosciute in tutto il mondo, sono state ribattezzate anche come le ‘madri d’ottobre’, il mese in cui hanno iniziato per la prima volta, a denunciare la violenza gratuita contro i loro figli.

In gergo militare un ‘positivo’ è un nemico abbattuto in combattimento, ma in questo caso tutti i giovani uccisi sono dei ‘falsos positivos’, ovvero estranei alla guerra. Nel 2008 a Ocaña, nel nord della Colombia, viene scoperta una fossa comune con 14 cadaveri.

Tutti ragazzi scomparsi qualche settimana prima dalla stessa città: Soacha. Un fatto che non può essere solo una coincidenza e le madri delle vittime, ne sono ben consapevoli. I loro timori trovano fondamento quando si scopre il protocollo utilizzato.

In pratica, i ragazzi venivano reclutati con la promessa di un lavoro, ma il piano era ben diverso. Finivano, infatti, vicino le roccaforti delle Farc e poi consegnati ai militari che li uccidevano, spacciandoli per guerriglieri.

Una messinscena che prevedeva di vestire il cadavere con un’uniforme che però non aveva traccia di proiettili, scarponcini nuovi e pistole che non avevano mai sparato. Secondo Human Rights Watch sarebbero oltre tremila i casi di falsi positivi, ovvero i giovani uccisi e travestiti da ribelli per mascherare il flop del governo nella guerra contro le Farc.

Una finzione andata avanti dal 2002 al 2008 e incentivata dalle ricompense a chi uccideva: denaro, giorni di riposo, promozioni. Tra le tante storie, quella simbolo dei falsi positivi è quella di Fair Leonardo Porras, un venticinquenne con disabilità cognitive.

“Era un ragazzo umile, un gran lavoratore e voluto bene da tutti perché si adattava a qualsiasi mestiere in cambio di qualche moneta. Un giorno non è mai tornato a casa. Abbiamo iniziato a cercarlo negli ospedali, negli ospizi, in prigione, ma nulla”, dice la madre Luz Marina Bernal.

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Mesi dopo il suo cadavere è stato trovato a Ocaña e dietro la sua morte, c’era la storia che Leonardo Porras era caduto in un combattimento perché clandestinamente faceva parte di un comando armato.

“Quando siamo andati a recuperare il corpo, abbiamo trovato nella sua mano destra una pistola. Cosa impossibile visto che mio figlio non aveva mobilità in quella mano e c’erano dei certificati. Tra l’altro, essere a capo di un comando armato e avere disabilità cognitive non potevano andare di pari passo”, continua la donna.

Così, Luz Marina Bernal con determinazione e coraggio ha intrapreso una lotta per chiarire i fatti unendosi ad altre madri che avevano subito lo stesso dolore. Ma, mentre il presidente della Colombia Álvaro Uribe, sosteneva che i giovani assassinati fossero ribelli, le madri di Soacha hanno continuato ad indagare.

Grazie ad alcuni funzionari e procuratori sono state in grado di trovare le prove di ciò che era successo. Luz Marina Bernal ha così scoperto che il figlio Fair Leonardo era stato venduto per meno di cento dollari ad alcuni membri dell’esercito che l’avevano poi assassinato e consegnato in cambio di soldi e permessi per la ‘buona prestazione’.

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Le madri di Soacha hanno affrontato minacce di morte e intimidazioni, ma sono andate avanti e solo grazie a loro, l’omicidio di Fair Leonardo Porras, così come quello degli altri giovani, sono stati dichiarati ‘contro l’umanità’ e i responsabili sono stati condannati a 50 anni di carcere.

Altre donne coraggiose:

Oggi, sono un esempio di coraggio e resistenza, anche ribattezzate come ‘le Antigoni’, come tante altre donne che hanno deciso di non tacere e di avere giustizia.

Dominella Trunfio

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