In Sardegna approvata la legge che tutela la lingua sarda, si insegnerà anche a scuola

Una nuova legge conferisce lo status ufficiale all’idioma sardo e riattiverà la trasmissione intergenerazionale delle competenze linguistiche.

La Sardegna vara finalmente una legge di disciplina organica della lingua sarda e delle altre lingue parlate nell’isola
Catalano, gallurese, sassareseo tabarchino: chi pensava che in Sardegna si parlasse soltanto la lingua sarda, già di per sé esclusiva dell’isola, si sbagliava di grosso. Qui c’è un miscuglio di idiomi e culture, prodotto dei diversi domini, che finalmente vedono dalla loro parte una nuova legge a loro tutela.

Approvato, infatti, dal Consiglio regionale dopo due anni di lavoro in Commissione cultura, il testo unificatoDisciplina della politica linguistica regionale” d’ora in poi garantirà uno status ufficiale all’idioma dell’isola e riattiverà la trasmissione intergenerazionale delle competenze linguistiche.

Un provvedimento salutato dai sostenitori come un percorso verso una pubblica amministrazione bilingue, come già avviene in altre comunità linguistiche come Trentino e Val d’Aosta, e come una buona occasione di sviluppo soprattutto turistico sul modello del Galles.

È soltanto dal 2006 che l’amministrazione regionale ha una propria lingua sarda. Si tratta di una vera e propria lingua neolatina e di una varietà parlata nelle aree centrali, con aperture al logudorese e al campidanese (che sono i due grandi filoni dei quali fanno parte tante micro-lingue) che è oramai usata dalla Regione in alcuni suoi atti.

Sa Limba sarda comuna”, la lingua sarda comune, naturale per il 92,8%, ma nella regione resistono ancora altre lingue minori, come il catalano ad Alghero (Sassari), il tabarchino nell’Isola di Carloforte e Sant’Antioco (Carbonia Iglesias) e il corso a La Maddalena (Olbia Tempio).

Con questa nuova legge, oltre ad avviare un percorso verso una pubblica amministrazione a due lingue, si attua anche la riforma Moratti sulla quota regionale dei piani di studio, che consentirà di insegnare la storia della lingua sarda nelle scuole. In più, sono previsti contributi ai mass media, all’editoria, ai vari strumenti informatici e al web “parametrati al reale utilizzo della lingua”.

Infine, l’organismo centrale istituito dalla legge è la “Consulta de su sardu“, che segue l’obiettivo di elaborare la proposta di uno standard linguistico e di una norma ortografica e svolge una funzione consultiva nei confronti della Regione per l’applicazione delle norme.

Un bel modo per riappropriarsi della propria storia e metterla tra le mani delle generazioni future come dono prezioso, non credete?

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Germana Carillo

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