Liberata Loujain al-Hathloul, l’attivista saudita che ha lottato perché le donne del suo paese potessero guidare

Dopo 1001 giorni di prigionia è stata rilasciata Loujain al-Hathloul, l'attivista che ha lottato affinché le donne saudite potessero guidare

Ieri, dopo 1001 giorni di prigionia, l’attivista per i diritti delle donne saudite, Loujain al-Hathloul, è tornata finalmente libera. A dare l’annuncio la sorella Lina che ha condiviso una foto sui social subito dopo il rilascio.

Il lavoro e l’impegno di Loujain al-Hathloul, 31 anni, è stato determinante nella campagna che ha portato ad ottenere che le donne in Arabia Saudita possano guidare. Proprio a causa del suo attivismo, però, Loujain è stata arrestata nel 2018 insieme ad altre donne che hanno coraggiosamente lottato insieme a lei.

È stata poi imprigionata nel carcere di Riyad e, poche settimane dopo il suo arresto, è stato annullato il divieto di guida per le donne.

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Da allora la giovane saudita è diventata un vero e proprio simbolo della repressione nel suo paese e del suo caso si è parlato in tutto il mondo, grazie alla famiglia che non si è mai arresa e ha tenuto alta l’attenzione, ma anche alle campagne in suo favore portate avanti dalle associazioni che lottano per i diritti umani, in particolare Amnesty International.

Nonostante ciò, il 25 novembre 2020 si è riaperto il processo a suo carico, i familiari speravano in un rilascio ma il caso è stato invece trasferito ad un tribunale anti-terrorismo che a dicembre l’ha dichiarata colpevole di aver cercato di cambiare il sistema politico e di danneggiare l’ordine pubblico. È stata quindi condannata a quasi sei anni in un carcere di massima sicurezza ma in seguito parte della pena è stata sospesa.

Ieri però è arrivata la bella notizia che si attendeva da tanto e che si è velocemente diffusa dopo che Lina ha postato una foto di sua sorella finalmente libera.

 

La famiglia però ha raccontato particolari agghiaccianti dei 1000 giorni di detenzione dell’attivista: è stata tenuta in isolamento per tre mesi e sottoposta a scosse elettriche, frustate e molestie sessuali. Hanno anche affermato che le sarebbe stata offerta la libertà se avesse accettato di dire che non era stata torturata.

Proprio per protestare contro le crudeli condizioni di detenzione, lo scorso ottobre l’attivista aveva iniziato uno sciopero della fame.

Il governo saudita ovviamente nega tutto e i funzionari sostengono anche che non fosse detenuta a causa del suo attivismo, ma piuttosto dei suoi contatti con diplomatici stranieri, media e altre organizzazioni.

Loujain al-Hathloul, come ha sottolineato la famiglia, “non è libera” e dovrà affrontare numerose restrizioni durante la libertà vigilata, incluso il divieto di uscire dal paese per i prossimi cinque anni. Il giudice della Corte d’appello di Riyad ha infatti sospeso parte della sua condanna a cinque anni e otto mesi, aprendo la strada al suo rilascio anticipato ma ha anche avvertito che “se lei commette reati entro i prossimi tre anni, la sospensione sarà annullata“.

Sono state inoltre respinte le accuse di essere stata torturata in carcere.

Fonti: BBC/ Lina Alhathloul Twitter

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