La Somalia verso il divieto di infibulazione e mutilazioni genitali femminili (PETIZIONE)

Più del 90% delle bambine somale subisce mutilazioni genitali, a causa di convinzioni religiose e credenze superstiziose dure a morire. Ora, finalmente, qualcosa sembra muoversi: una campagna di sensibilizzazione sul tema ha portato alla raccolta di oltre un milione di firme, tra cui anche quella del Primo Ministro Omar Abdirashid Ali Sharmarke, che si è impegnato formalmente a lavorare per la messa al bando di queste pratiche.

Più del 90% delle bambine somale subisce mutilazioni genitali, a causa di convinzioni religiose e credenze superstiziose dure a morire. Ora, finalmente, qualcosa sembra muoversi: una campagna di sensibilizzazione sul tema ha portato alla raccolta di oltre un milione di firme, tra cui anche quella del Primo Ministro Omar Abdirashid Ali Sharmarke, che si è impegnato formalmente a lavorare per la messa al bando di queste pratiche.

In Somalia, infibulazione e mutilazioni genitali femminili vengono praticate soprattutto su bambine di età compresa tra i 4 e gli 11 anni: si tratta di procedure violente, vere e proprie menomazioni, che hanno conseguenze durature sia sul fisico che sulla psiche e che possono comportare infezioni anche mortali.

E, anche se tali pratiche violano la Costituzione somala, al momento nel Paese africano non esiste una legge che le metta al bando, nonostante gli impegni assunti negli ultimi anni dai suoi governanti.

Per colmare questo vuoto normativo, di recente è nata una campagna, sostenuta da Avaaz e da alcuni attivisti, per chiedere la messa al bando ufficiale di infibulazioni e mutilazioni genitali, con una petizione che ha ben presto superato il milione di firme. Tra cui si annovera anche quella, estremamente significativa, del Primo Ministro.

“Mi sono impegnato a mettere al bando le mutilazioni genitali femminili in Somalia attraverso le leggi, il sostegno, l’educazione e l’impegno della comunità nel fronteggiare quelle norme sociali che diffondono la pratica delle mutilazioni all’interno della società.” – ha dichiarato in proposito Omar Abdirashid Ali Sharmanke.

A guidare la campagna, Ifrah Ahmed, un’attivista somala residente in Irlanda: Ahmed, che è stata a sua volta vittima di mutilazioni genitali, ha recentemente lavorato con il Ministro somalo per gli Affari femminili Sahra Samatar per redigere la bozza di una proposta di legge sul tema. La sua speranza è che la scelta del Primo Ministro di appoggiare ufficialmente la campagna metta pressione sul Parlamento, spingendolo ad approvare al più presto la norma.

Nella consapevolezza che, per quanto necessaria, una legge non è sufficiente a mutare una mentalità e dei costumi tanto radicati: bisogna avere la volontà politica di applicarla, giorno per giorno, e promuovere, nello stesso tempo, un cambiamento culturale radicale.

Per firmare la petizione contro le mutilazioni genitali femminili in Somalia, clicca qui.

Lisa Vagnozzi

Photo Credits

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