Giornata mondiale dei diritti umani: 10 storie sui diritti purtroppo ancora negati

Il 10 dicembre, ricorre la Giornata mondiale dei diritti umani con l’anniversario della proclamazione della Dichiarazione universale dei diritti umani, avvenuta nel 1948 da parte dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite. A più di 60 anni di distanza, però, i diritti umani fondamentali non vengono ancora rispettati, senza alcun riguardo sia per gli adulti che per i bambini

Il 10 dicembre, ricorre la Giornata mondiale dei diritti umani con l’anniversario della proclamazione della Dichiarazione universale dei diritti umani, avvenuta nel 1948 da parte dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite. A più di 60 anni di distanza, però, i diritti umani fondamentali non vengono ancora rispettati, senza alcun riguardo sia per gli adulti che per i bambini.

Nel corso degli ultimi anni vi abbiamo raccontato diverse storie che vedono al centro i diritti negati nei confronti dei lavoratori, delle donne, dei braccianti, degli operai e dei bambini. Siamo di fronte ad una situazione davvero tragica e la speranza è che la giornata di oggi possa portare ad una riflessione.

Ecco 10 storie per riflettere, che purtroppo ancora oggi vedono al centro la negazione dei diritti umani.

Amazon e lo sfruttamento dei lavoratori

Proprio in questi giorni è scoppiato lo scandalo Amazon, a ridosso del Black Friday, quando un’inchiesta del quotidiano Mirror ha fatto emergere le condizioni in cui lavorano i dipendenti del colosso. Si lavora anche per dieci ore consecutive, 30 secondi è il tempo massimo per imballare un pacchetto, ogni spostamento è controllato dalle telecamere e c’è anche chi finisce per addormentarsi in piedi per la stanchezza.

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amazon-inchiesta

Change Your Shoes (PETIZIONE)

Purtroppo la produzione di calzature nel mondo nasconde ancora un grave sfruttamento dei diritti umani, con lavoratori-schiavi che operano in condizioni miserabili e senza il rispetto di alcun diritto, senza contare le ulteriori conseguenze negative per l’ambiente. La campagna Change Your Shoes racconta tutto ciò e propone un cambiamento. 13.606 persone hanno chiesto a 26 marchi europei delle calzature di fare un passo avanti, chiedendo di comunicare chi produce le loro scarpe, di cessare di mettere a rischio la vita dei loro lavoratori e lavoratrici. In Italia, la petizione è stata consegnata a Prada, che finora non ha fornito alcuna risposta in merito alle diverse richieste di trasparenza.

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Le prostitute sfruttate nei campi di concentramento

Dovevano avere al massimo 25 anni, erano obbligate al silenzio e a presentarsi con addosso una divisa dove sopra c’era cucito il loro numero. Nel campo di concentramento di Auschwitz succedeva anche questo: alcune ‘prescelte’ diventavano prostitute, vivevano in case di tolleranza all’interno dei campi di concentramento.

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Indigeni dell’Etiopia sfrattati

La vita delle popolazioni indigene in Etiopia è davvero difficile, dato che spesso subiscono repressioni brutali e reinsediamenti forzati per fare posto a piantagioni industriali, dighe e grandi opere. Queste popolazioni vengono considerate senza valore, alla stregua di oggetti da spostare da una parte all’altra come in un trasloco. È ora di dire basta.

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Indios mutilati dalle lobby brasiliane

Gli Indios Gamela sono stati mutilati, pugnalati e colpiti con i machete dalla lobby dell’agribusiness brasiliana. Gli agricoltori armati di machete li hanno attaccati e feriti secondo quanto ha denunciato Survival International. L’attacco è stato una rappresaglia contra la campagna dei Gamela, volta a recuperare una piccola parte del loro territorio.

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La strage degli albini africani

A causa di assurde credenze, dal 2014 ben 69 persone affette albinismo sono state attaccate in Malawi e almeno 18 di esse sono morte secondo quanto rivelato da Amnesty International. Negli ultimi anni, in Malawi sono aumentati gli attacchi contro le persone albine, ricercate per le loro parti del corpo, perché, a causa di superstizioni è diffusa la convinzione che abbiano poteri magici e che portino fortuna, proprio per l’assenza di pigmenti.

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Genocidio in Birmania

Storie che non vorremmo mai raccontarvi, raccapriccianti, storie diambini decapitati e di violenze senza fine. In Myanmar (o Birmania) gli scontri tra i ribelli della minoranza musulmana rohingya e le forze di sicurezza birmane hanno coinvolto anche i più piccoli. Si parla di decapitazioni di bambini, vittime innocenti della guerriglia iniziata lo scorso 25 agosto. Atrocità confermate da vari rapporti tra cui quello di Save the children.

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Una schiavitù chiamata caporalato

Purtroppo le storie sono tante: bambini rumeni che raccolgono arance, africani morti di freddo in baraccopoli e ghetti, dopo giornate di lavoro massacrante sui campi di pomodori. La raccolta dei prodotti agricoli sempre più spesso è sinonimo di grave sfruttamento.

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Villaggio del Natale in Cina

Gran parte delle decorazioni di Natale in vendita in tutto il mondo provengono purtroppo da un villaggio operaio cinese dove lo sfruttamento e l’inquinamento sono le prime regole. I lavoratori sono sottopagati ed esposti a sostanze pericolose per la salute in continuazione. Le mascherine che indossano per coprire la bocca non bastano di certo a proteggerli.

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Multinazionali del cioccolato

È il momento di fare finalmente chiarezza sulle multinazionali del cioccolato e sul loro eventuale coinvolgimento nello sfruttamento del lavoro minorile che potrebbe essere presente all’interno delle piantagioni di cacao, come evidenziato già nel 2010 dal documentario “The Dark Side of Chocolate”. La speranza è che la Giornata mondiale dei diritti umani sia un’occasione per riflettere.

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Consulta qui la Dichiarazione universale dei diritti umani.

Marta Albè

Fonte foto: Hunfeihandel

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