Genocidio in Birmania, decapitati anche bambini

Bambini decapitati e un’escalation di violenze senza fine. Continuano gli scontri in Myanmar (o Birmania) tra i ribelli della minoranza musulmana rohingya e le forze di sicurezza birmane.

Bambini decapitati e un’escalation di violenze senza fine. Continuano gli scontri in Myanmar (o Birmania) tra i ribelli della minoranza musulmana rohingya e le forze di sicurezza birmane.

Sono testimonianze agghiaccianti quelle pubblicate sulle maggiori testate internazionali in cui addirittura si parla di decapitazioni di bambini, vittime innocenti della guerriglia iniziata lo scorso 25 agosto.

Secondo Sky news:

“Abdul Rahman, un uomo di 41 anni e sopravvissuto all’ennesimo attacco ha detto che entrambi i suoi nipoti sono stati decapitati”.

Cosa sta succedendo in Birmania?

I rohingya sono una delle minoranze più perseguitate al mondo, poco più di un milione di musulmani che vivono nello stato del Rakhine, dove la maggior parte è di fede buddista.

La loro storia ha radici lontane, dagli anni Ottanta sono senza cittadinanza birmana perché tra le altre cose, sono anche accusati di essere immigrati dal Bangladesh. Sono, attualmente, apolidi senza diritti legati all’istruzione, alla sanità, alla proprietà, al voto.

Una situazione che ciclicamente sfocia in conflitti civili, ma questa volta le circostanze sembrano più gravi. Nel frattempo, Aung San Suu Kyi, consigliere di Stato della Birmania non sarà presente all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite in programma la prossima settimana.

Il premio Nobel per la pace, che ha condannato gli attacchi dei ribelli rohingya, accusandoli di avere assaltato trenta centrali di polizia e una base militare, è stata aspramente criticata nell’ultimo mese, dalla comunità internazionale per la gestione della crisi nello stato di Rakhine.

Oltre agli scontri tra forze di sicurezza e ribelli rohingya, ci sono stati molti episodi di violenza tra rohingya e abitanti non musulmani di alcune città dello stato di Rakhine.

Bambini in fuga e sofferenti

Secondo Save the Children e Unicef, oltre 370mila Rohingya si sono rifugiati in Bangladesh nelle ultime due settimane e mezza e più della metà sarebbero bambini e centinaia sarebbero i morti.

In queste ultime ore, il primo ministro del Bangladesh Sheikh Hasina, in visita ad un campo profughi a Cox’s Bazar, nel sud-est del Paese, ha rivolto un appello alla Birmania affinché cessino le violenze e la minoranza ritorni in Birmania.

Tutto ciò perché mentre le organizzazioni umanitarie e il governo del Bangladesh stanno cercando di ampliare gli interventi di assistenza, la situazione nelle comunità e nei campi informali, dove gli sfollati Rohingya stanno cercando rifugio, diventa ogni giorno più disperata.

Secondo Save the children, nei campi migliaia di famiglie Rohingya con i loro bambini sono costrette a dormire all’aperto o lungo le strade perché non sanno dove trovare riparo.

“Alcuni non hanno cibo a sufficienza o acqua potabile, e in questo stato di totale incertezza aumentano i rischi di abuso, sfruttamento o traffico dei bambini”, ha dichiarato George Graham, esperto di emergenze umanitarie di Save the Children.

Tra chi è arrivato negli ultimi giorni, spesso dopo una lunga fuga a piedi e dopo aver abbandonato la propria casa in mezzo a violenze e uccisioni, il livello di disperazione è altissimo. Sono già molti i bambini che si sono ammalati per mancanza di cibo o acqua potabile.

“Siamo molto preoccupati per le centinaia di bambini non accompagnati o che si sono ritrovati separati dalle loro famiglie nei disordini o nella fuga, che hanno bisogno di una assistenza particolare e di poter essere ricongiunti con i loro familiari”, continua.

Stessa preoccupazione da parte dell’Unicef:

“È una crisi umanitaria che si sta acuendo. Bambini che non hanno dormito per giorni e che sono stanchi e affamati. Dopo viaggi lunghi e difficili, molti sono malati e hanno bisogno di cure mediche. Bambini traumatizzati che hanno bisogno di protezione e supporto psicosociale. Fra i rifugiati ci sono anche madri in gravidanza”, ha dichiarato Jean Lieby, responsabile Unicef per la protezione infanzia in Bangladesh.

La petizione

Sulla piattaforma Avaaz è stata lanciata lanciata una petizione rivolta ai capi di Stato e ai ministri degli Esteri di Italia, Gran Bretagna, Germania, Giappone, Stati Uniti e di tutti i governi che sostengono militarmente la Birmania.

Si legge:

“Le notizie della brutale repressione dei Rohingya da parte dell’esercito birmano sono terrificanti. Vi chiediamo di sospendere immediatamente ogni sostegno finanziario e operativo dell’esercito e del governo del paese affinché smettano le violenze contro questa comunità, i responsabili vengano affidati alla giustizia, e il governo avvii un processo che metta fine all’assenza di diritti e alla persecuzione religiosa di queste persone”.

FIRMA QUI LA PETIZIONE

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